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Staminali, un centro di ricerca a Udine

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La proposta è stata appena formalizzata. Sarebbero già possibili applicazioni nel post-infarto

Una ricerca scientifica, anche "made in Friuli", è stata presentata al 72.congresso dell'American Heart Association a Orlando e ha avuto risonanza in tutto il mondo. «È stato definitivamente accettato che anche il cuore ha la possibilità di subire un processo di rigenerazione attraverso le cellule staminali» ha spiegato Carlo Alberto Beltrami, del Policlinico di Udine, appena rientrato dalla Florida. L'Anatomia patologica da lui diretta collabora con Piero Anversa, del New York Medical College di Valhalla, autore di queste sperimentazioni. Ma se il cuore ha subito un danno, come nell'infarto, com'è possibile stimolare le cellule per far sì che questo venga riparato? «Quasi tutti sono d'accordo sulla possibilità. Anversa ritiene che dentro il cuore vi siano queste cellule capaci di rigenerare; in Germania ai soggetti con infarto vendono inettate cellule di provenienza midollare e si vedono buoni risultati» chiarisce il professor Beltrami. Nel giugno dello scorso anno a Udine le èquipe dell'Ospedale e del Policlinico utilizzarono le cellule staminali prelevate dalla cresta iliaca di un paziente in condizioni terminali nella speranza che il suo cuore stremato, messo a riposo con assistenza meccanica, avesse modo di riprendersi anche grazie ad esse. Come andò? «Il soggetto era in condizioni estremamente scadenti e morì. A livello autoptico venne evidenziato il punto dove le cellule erano state iniettate ma l'intervento non permise di giungere a risultati chiari» risponde l'anatomo patologo. «Quell'esperienza però è valsa a dimostrare che localmente disponiamo delle tecnologie necessarie. È arrivato il momento di aprire una seria riflessione. In Germania sono già decine i pazienti sottoposti a questa pratica a pochi giorni di distanza da un infarto. Si è visto infatti che il miglior effetto si ottiene intervenendo rapidamente, mentre noi ci eravamo mossi in una fase molto avanzata della malattia».
L'altra strada va percorsa invece per scoprire i meccanismi di comando che permetterebbero di sfruttare le cellule presenti già nel cuore. «Lo stesso meccanismo si potrebbe pensare di utilizzare nel cuore che invecchia» prosegue lo scienziato. Un filone di ricerca seguito in collaborazione con Anversa riguarda proprio i cuori di ultracentenari, che vengono inviati da Udine e Trieste, per capire se nascondano cellule ancora "giovani": «Il nostro scopo era capire se esistano differenze tra maschi e femmine, visto che queste ultime sono più longeve, e stabilire se vi sia presenza di cellule staminali residenti». Gli studi condotti in tandem tra le due sponde dell'Oceano sul cuore umano hanno già dimostrato che il cuore dei trapiantati presenta un ricambio cellulare, cioè che il cuore nuovo viene "colonizzato" da cellule del ricevente.
Potrebbe iniziare entro cinque anni la sperimentazione sull'uomo del mix chimico, a base di fattore della crescita, per far ringiovanire il cuore danneggiato, ha detto Piero Anversa a Orlando, premettendo però la necessità di "non correre» e «non creare false aspettative». Il ricercatore italiano è riuscito a ottenere risultati nei topi. «Cinque anni è un tempo abbastanza lungo per dimostrare che le cellule esistano, isolarle e capire quali sostanze riescano a stimolarle» è il parere di Beltrami. E Udine potrebbe essere il luogo nel quale avviare la sperimentazione? «Secondo me ci sono le condizioni ideali».
«È proprio di questi giorni la proposta al consiglio di Facoltà e all'Università di istituire un centro interdipartimentale con l'obiettivo dello studio e l'utilizzo di cellule staminali e meccanismi molecolari per la crescita e la terapia cellulare» annuncia Beltrami. Gli spazi sarebbero già stati individuati. «Il centro sarebbe aperto anche all'Ospedale, a tutti coloro che hanno capacità in questo campo. Potremo coagulare le nostre forze». Non si parla solo del cuore: «Esiste la possibilità di far crescere cellule epatiche che possono essere utilizzate invece o insieme al trapianto di fegato». E ancora cellule di congiuntiva, cartilagine, le applicazioni per il sistema nervoso centrale.
«Terapie che guardano molto avanti nel futuro» dice Beltrami. Ma che sono già anche presente.

di Patrizia Disnan

Data: 
Martedì, 18 November, 2003
Autore: 
Fonte: 
IL GAZZETTINO - Udine
Stampa e regime: 
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