L'articolo sul sottosegretario al Welfare e la moglie con «l'hobby della lobby» scuote il quotidiano della Lega creando un caso
Al ministro non bastano le scuse del giornalista e il leader Umberto Bossi tace
MILANO La lunga lettera aperta dal ministro Maroni, apparsa sulla «Padania» di ieri, potrebbe non bastare al direttore Gigi Moncalvo per mantenere il suo posto. «Accetto le scuse - ha risposto ieri sera il ministro - ma quanto è successo deve convincere i responsabili del quotidiano della Lega Nord della necessità di dare alla "Padania" una direzione politicamente più salda». E poche ore prime alcuni stretti collaboratori del ministro avevano riferito di un colloquio telefonico fra Bossi e Maroni nel corso del quale il Senatùr avrebbe dato assicurazioni sulla sostituzione di Moncalvo in tempi brevi.
Intanto Moncalvo da ieri è in ferie. Ha detto che non si tratta di «ferie forzate» (precisando che aveva un aereo prenotato da tempo) ma prima di lasciare gli uffici non si è risparmiato una battuta sul suo possibile allontanamento: «È davvero curioso che il ministro del Lavoro chieda il licenziamento di un lavoratore».
Moncalvo sa che la sua esperienza alla «Padania» potrebbe essere finita, ma il direttore del giornale della Lega non si spaventa. Ha lavorato, in passato, al «Corriere d'informazione», all'«Occhio», al «Corriere della sera», al «Giorno» e al Tg 5 e altre volte i suoi addii sono stati un po' burrascosi.
Moncalvo «paga» per quel corsivo apparso sull'edizione di venerdì e intitolato: «I coniugi Sacconi hanno l'hobby della lobby», dove nel mirino c'erano il sottosegretario al Welfare (ex Psi e ora Forza Italia) e sua moglie. Maroni, di cui Sacconi è stretto collaboratore, è andato su tutte le furie ed è arrivato a minacciare le dimissioni da ministro se Moncalvo non fosse stato licenziato.
Ieri mattina, come detto, Moncalvo ha cercato di «mettere una pezza» con una lettera aperta in prima pagina intolata «Caro ministro Maroni...» Per sostenere che «non ci siamo capiti» e ammettere di aver sbagliato nel non controllare «con più cura» quanto è uscito sul quotidiano leghista. La colpa è stata dirottata su un corsivista «troppo arzigogolato» che ha scritto «in modo contorto e velenoso un pensiero e un dubbio che non riguardava assolutamente la persona di Roberto Maroni e la sua onestà».
La lettera si conclude con un amichevole «caro Roberto, temo che sia colpa mia», per finire con un lombardissimo «ciau». Ma forse non basterà.
Ancora qualche ora e Maroni, con una dichiarazione ufficiale, ha detto di accettare le scuse, di considerare «chiuso» l' incidente ma, pur ammettendo di non avere nulla di personale nei confronti di Moncalvo, ha fatto capire di non gradire più che sia lui il direttore della Padania. «Ho parlato con Bossi, dicendogli che considero chiusa questa brutta vicenda sul piano personale. Spero però che quanto è successo convinca i responsabili del quotidiano della Lega Nord della necessità di dare alla Padania una direzione politicamente più salda» ha affermato Maroni. Come dire che la Padania, almeno per il ministro, dovrebbe dotarsi di un nuovo direttore.
Sulla vicenda è intervenuto anche il segretario della Fnsi, Paolo Serventi Longhi, che ha voluto sottolineare come «l'invadenza della politica nei confronti dell'informazione abbia ormai assunto aspetti paradossali». Serventi Longhi, pur ammettendo esplicitamente che «Moncalvo non è uno dei colleghi che stimo di piu», ha colto l'occasione per esprimere solidarietà «più che a Moncalvo, ai colleghi della Padania, giornalisti che svolgono il loro mestiere in condizioni di oggettiva difficoltà, e che riescono a fare un buon giornale, ben radicato nell'area politica leghista». In tutto questo, Umberto Bossi per ora tace.
g.f.