Debutto movimentato per il disegno di legge relativo a paghe e vitalizi della giunta. L'opposizione «scopre» la norma ad personam per Sonego, Moretton e Antonaz
Dai dipietristi ai Cittadini, fioccano i distinguo in commissione. Vertice dei capigruppo: schiarita serale
TRIESTE Le pensioni e la «liquidazione» degli assessori arrivano nel parlamentino regionale. E Intesa Democratica, la coalizione variegata di Riccardo Illy, va in tilt. Almeno sino a sera quando, dopo un'urgente riunione dei capigruppo, arriva la schiarita.
Il «giovedì nero» inizia quando Antonio Martini - il presidente che presenta, sollecito, un emendamento con cui dota sé stesso e i suoi colleghi di un addetto di segreteria - apre i lavori della quinta commissione. All'esame c'è il disegno di legge che, in 22 articoli, definisce status e stipendio dei dieci assessori esterni. Sul tavolo già ci sono una ventina di emendamenti e subemendamenti che arrivano da tutte le parti: giunta, maggioranza, opposizione. Ezio Beltrame, titolare alle Autonomie Locali, definisce «tecnico» il provvedimento.
Ma si scatena l'ira «politica». L'opposizione, come da copione, grida allo scandalo, boccia vitalizi e liquidazioni a «manager scelti da Illy e non eletti», scopre norme ad personam, evoca lo spettro del referendum. La maggioranza, a sorpresa, recita a ruota libera: propone emendamenti non concordati, avanza distinguo, minaccia persino qualche voto contrario. C'è Alessandra Battellino, la dipietrista, che «non si riconosce nella legge». C'è Bruna Zorzini Spetic, la cossuttiana, che spiega come «i vitalizi agli esterni siano stati previsti solo nelle Regioni guidate dal Centrodestra» e ipotizza un'astensione. C'è Igor Canciani, il rifondatore, che invoca una discussione interna alla maggioranza. C'è Franco Brussa, il goriziano della Margherita, che - in pieno accordo con Udc e parte dell'opposizione - condivide l'idea di separare, assieme ai compiti, anche le buste paga di assessori e consiglieri.
Eppoi, ancora, ci sono Bruno Malattia, Carlo Monai e i Cittadini che si «fissano» sulla forma: dicono no a leggi azzeccagarbugli, infarcite di riferimenti, e pretendono una riscrittura del ddl «sfornato» dalla giunta. Anzi, traducendo la propria volontà, propongono autonomamente un pacchetto di emendamenti «stilisticamente» corretti.
È la babele. Solo la Quercia cerca di tenere la barra dritta. «Abbiamo sottoscritto un accordo su indennità e vitalizi. A Ronchi dei Legionari. E allora com'è possibile che adesso se lo rimangino? Si deve fare subito chiarezza» affermano, imbufaliti, i diessini. L'opposizione, nel frattempo, inferisce: scova e denuncia il «supervitalizio» riservato a Roberto Antonaz, Gianfranco Moretton e Lodovico Sonego che, grazie ad una norma ad hoc, potranno riscuotere a 55 anni. E non a 60. Poi, nonostante i correttivi introdotti dalla giunta, il Centrodestra afferma che la «mina del referendum» non è disinnescata e che le ricche pensioni potrebbero finire al vaglio dei cittadini; aggiunge che basterebbe un articolo specifico nelle variazioni, per risolvere la questione; chiede «che Illy paghi quanto vuole i suoi assessori, ma non li equipari ai consiglieri». Dice Alessandra Guerra: «Giunta senza coraggio, fa una legge ad hoc per certe persone, ma non ne fa i nomi». Rincara Roberto Asquini: «Vergognosi i supervitalizi e l'indennità di fine rapporto». Aggiunge Luca Ciriani: «Provvedimento immorale». Chiosa Roberto Molinaro: «Le nostre obiezioni sono largamente diffuse in maggioranza. Per il nuovo governo, in coerenza con la diversità di ruoli voluta da Illy, ci vogliono indennità a sé stanti».
Intesa Democratica, nel frattempo, insegue la «quadra» interna. Primo briefing all'ora di pranzo. Poi, secondo briefing serale: «Ci siamo ritrovati su un testo che è doveroso portare a casa» scandisce il diessino Bruno Zvech. Traduzione: i Cittadini, complice un incontro con Moretton, ritirano i propri emendamenti e la maggioranza si impegna a votare il ddl con le sole correzioni «uscite» dalla giunta. Oggi il banco di prova.
r.g.