«Ritengo i radicali prontissimi, non solamente pronti, ad entrare nel governo, come già nel 1994, quando Berlusconi preferì invece, a Emma Bonino, Irene Pivetti, a me il Senatur e Giulio Tremonti a qualsiasi possibile autore di riforme economiche, liberali e liberiste».
Marco Pannella spara l'auto-candidatura dei radicali attraverso una intervista a «L'Opinione», nella quale analizza la situazione che si è creata in seguito alle minacce di Umberto Bossi di provocare una crisi di governo. Il leader radicale afferma che, «per l'ennesima volta in oltre due anni, Bossi finge di minacciare di fare le valigie», recitando «la consueta scena che impressiona ormai solamente qualche abitante di Arcore» e propone di far entrare i radicali al governo.
I leghisti, attraverso il sottosegretario Stefano Stefani, si dicono esterrefatti per il fatto «che un partito come quello dei radicali possa anche solo immaginare di sostituire la Lega al governo». Ma gli altri, nella Cdl, mostrano di gradire. Ignazio La Russa (An) definisce un segnale positivo la disponibilità dei radicali ad entrare nel governo a fronte delle minacce leghiste di abbandono dell'esecutivo. Alfredo Biondi (Fi) definisce l'offerta di Pannella «generosa» e l'eventuale contributo dei radicali al governo «non fuori luogo». C.G.