A un mese da fine mandato, il presidente della Regione si confessa: «Ho fatto alcuni errori, ma sono così: mi emoziono, mi appassiono e talvolta non rifletto»
«Io sono sempre stato fedele al partito, ma non posso chiudere gli occhi. Forza Italia va ricostruita»
TRIESTE «Che dice mia moglie? Dice che sono troppo buono, un po' ingenuo, e che mi fido troppo di chi mi circonda. Ma chi pensa che io sia finito, che la mia storia politica si chiuda qui, sbaglia». Sa di correre un rischio: il rischio di apparire come quello che aspetta il cadavere del nemico, anzi della nemica, facendo indispettire sia i «visitors» della Casa delle libertà (che lo vorrebbero più disciplinato) sia gli «antivisitors» di Ferruccio Saro (che lo vorrebbero più ribelle).
Ma Renzo Tondo, il presidente in scadenza del Friuli Venezia Giulia, accetta quel rischio. E si confessa «senza rete», parlando di Forza Italia, dei commissari, delle liste, di Giulio Camber, della Lega, delle nomine, ma soprattutto parlando di sé, dei suoi errori e delle sue scelte che molti non hanno capito, accettato, condiviso.
Il forzista scaricato dai forzisti si trova a Palazzo, quel Palazzo che guiderà ancora per un mese, tra carte e documenti. Scherza subito sulla sua cravatta sbarazzina, dove un esercito di coniglietti si inseguono a colpi di colore: «Non è da depressi, vero?». Quindi apre la scatola in velluto blu, che ingombra la scrivania e sottrae spazio ai faldoni e alla foto dei tre figli, mostrando un prezioso vaso che l'ambasciatore iraniano in Italia gli ha appena consegnato: «Bello, vero?».
Presidente, che sta combinando?
Nulla. Continuo a fare il presidente a tempo pieno. Sono appena stato al Centro di Fisica di Miramare, poi ho incontrato l'ambasciatore, adesso ho altri impegni istituzionali. Lavoro, insomma, tengo in piedi la Regione, anche se la situazione non è sicuramente felice, dopo che la mia vicepresidente è stata candidata.
Così è successo a Giuliano Amato che, in silenzio e senza fare dispetti, ha retto il governo sino alla fine...
Il paragone non regge. Il Centrosinistra non ha mica candidato, al posto di Amato, il suo vicepremier. Se il Centrodestra avesse scelto Berti, De Puppi o Bertossi, beh, sarebbe stato diverso.
E così lei domenica non è andato da Silvio Berlusconi...
Non sono andato alla convention perché non c'erano le condizioni politiche. Perché non posso avallare quello che stanno facendo i commissari...
Ma, a Udine, c'era il premier. Non teme d'averlo fatto arrabbiare, visto che ha dichiarato di non essersi nemmeno accorto della sua assenza, dopo che lo stesso Berlusconi l'aveva chiamata più volte, invitata a cena e persino al governo?
Non voglio aggiungere altro. Mi spiace per quella frase. Come ho già detto, credo che Berlusconi sia stato consigliato male.
Dai commissari Roberto Rosso e Roberto Russo?
Ma insomma! Non ho fatto la mia lista, non sono andato con Ferruccio Saro, faccio lealmente il presidente della Regione, partecipo pienamente alle liste di Forza Italia dove ho indicato Alessandro Colautti e Luigi Cacitti, ho fatto uscite elettorali con i candidati azzurri... E qual è stata la risposta dei commissari? In Carnia, nella mia Carnia, hanno candidato nelle fila di Forza Italia Enore Picco. Un consigliere provinciale della Lega.
C'è chi dice che, dietro quella decisione, ci sia Alessandra Guerra...
Io dico solo che i commissari hanno dimostrato di non avere sensibilità politica e di non conoscere il Friuli Venezia Giulia. Basta vedere, lo ripeto, come hanno fatto le liste.
Da tutte queste affermazioni, presidente, non sembra completamente recuperato...
Recuperato? Non ho bisogno di essere recuperato. Io sono leale, lo sono sempre stato, e credo di aver fatto molto per Forza Italia e per la Regione, dimostrando grande responsabilità. Ma non posso chiudere gli occhi.
È sicuro, piuttosto, di aver assorbito il colpo dopo esser stato «silurato»?
Secondo lei? Sul piano umano sono tranquillo e sereno su quello che mi aspetta dopo il 9 giugno: guardi qua (e mostra la foto dei figli). Non ho mai pensato alla politica come all'impegno di tutta la vita. Ma mi hanno ferito il cinismo e le meschinità con cui si sono consumate certe scelte.
Cosa l'ha amareggiata di più?
La velocità e il metodo con cui sono stato scaricato. So che succede, ma c'è modo e modo. Non tutti, sia chiaro, si sono comportati così. Ricordo ad esempio l'amico Rudy Vio che, nel lunedì in cui i «visitors» vennero al Castello di Udine, mi chiamò e mi disse: «Vado, ma con la morte nel cuore». Sarò un ingenuo, ma quella frase mi sollevò.
A proposito di scelte: lei si è dimesso e poi ha ritirato le dimissioni, ha minacciato di fare una lista civica e poi non l'ha fatta, ha brindato con la Guerra e non è andato da Berlusconi. In molti non hanno capito e si sono chiesti: Tondo ha chinato la testa, è stato minacciato, ha perso lucidità, non è un leader. Che è successo?
Né ricatti né altro. Ho seguito il mio cuore, la mia pancia, ho fatto quello che sentivo, perché sono fatto così, non riesco a essere un cinico calcolatore, mi emoziono, mi riscaldo, mi appassiono, e difetto talvolta di lucidità. So di aver fatto i miei errori, di non essere solo una vittima, ma sono un laico e un laico risponde innanzitutto alla propria coscienza. Quando mi sveglio la mattina, io sono sereno.
Quindi non si è pentito di essere rimasto in Forza Italia?
No. Sono rimasto per un atto di coerenza e di gratitudine. Perché il partito mi ha dato tanto: sono stato consigliere regionale, assessore, presidente. E perché il progetto di Forza Italia è il migliore: non affiderei mai l'Italia a questo Centrosinistra.
Condivide, allora, quello che dice Berlusconi?
Sì. Ritengo che Berlusconi saprà riprendere la guida di quel processo riformatore contro i conservatorismi di destra e sinistra che oggi, per molti motivi, stenta a far decollare.
Come vede, oggi, Forza Italia?
Gli iscritti e i militanti - non essendo rappresentati né dal candidato presidente della Regione né dal candidato sindaco di Udine - non sono sufficientemente motivati. Penso alla convention del «Carnera» e noto, senza polemiche, che c'erano più forestieri che friulani. Rosso, ostentando ottimismo, fa la sua parte. Ma purtroppo la base non è carica. Non c'è quel clima di coesione e di recupero che si doveva creare e che i commissari non hanno saputo creare.
Alessandra Guerra, in verità, dice che Forza Italia, dopo il terremoto, è «rifiorita»...
Il fatto che il partito sia commissariato dappertutto e che gli organismi dirigenti siano completamente svuotati, la dice lunga. Dopo il voto, indipendentemente dall'esito, il partito andrà ricostruito.
Ma chi può essere l'uomo che, dopo il voto, prende in mano il partito? Giulio Camber, il senatore di Trieste, ha sicuramente guadagnato posizioni...
Camber ha occupato spazi lasciati liberi. Ma non può essere l'elemento catalizzatore di tutto il partito regionale. E non solo perché è triestino.
Che dice a quelli, non pochi, che giudicano Tondo un politico finito?
Io sono convinto che, se qualcuno pensa o sostiene che la mia avventura politica finirà il 9 giugno, si illude. Come dicono a Napoli, adda passà 'a nuttata, poi qualcosa accadrà. Ma l'esperienza che ho maturato mi tornerà sicuramente utile. E, senza false modestie, credo d'aver acquisito consenso non solo in Carnia.
Ma che farà, allora, Tondo? Il sottosegretario, il presidente di Sviluppo Italia, il ristoratore, il giocatore di dama o...?
Di certo non mi annoierò. E chi pensa che ci sia dietro qualche poltrona, ancora una volta, sbaglia. Dico di più. Non penso che si potrà avere una risposta nel giro di pochi mesi.
E nell'immediato? Campagna elettorale o Patagonia?
Continuerò a impegnarmi per le liste di Forza Italia e per i candidati che sento più vicini. Ricordo che sono già stato a Pordenone con Isidoro Gottardo e Franco Dal Mas, ho già sostenuto Alessandro Colautti a Udine e Luigi Cacitti in Carnia, e domani (oggi, ndr) sarò ad esempio a Grado con Rudy Vio e a Pozzuolo con Gualtiero Stefanoni.
Prima ha ammesso di aver fatto degli errori. Qual è quello che rimpiange di più?
Aver subito il ricatto della Lega Nord sulla legge elettorale che non prevedeva l'elezione diretta. Non lo rifarei mai più e me ne dispiaccio ancora. È paradossale che, adesso, la candidata del Centrodestra dica d'essere a favore del presidenzialismo. Quella volta, nessuno se n'era accorto.
Antonione, Romoli e Saro sono i tre forzisti che, in Friuli Venezia Giulia, più l'hanno aiutata e più l'hanno indebolita. Come sono, adesso, i vostri rapporti?
Ottimi con tutti e tre. Con Romoli, da sempre, c'è l'affetto più grande. Con Saro ci conosciamo da una vita: sono rimasto deluso da alcune dichiarazioni che ha fatto, quando ad esempio mi ha accusato di aver rinunciato alla dignità, ma il momento era difficile e lo «perdono». Antonione resta un amico, lo sento spesso, ma gli rimprovero di non essersi imposto, quando poteva farlo.
Hanno pagato, però. Crede che si siano compromessi la carriera?
Solo un ingenuo può pensare che in politica non ci sia possibilità di recupero. Io ne sono la prova vivente. Non sono stato eletto in Parlamento e in Regione per una manciata di voti, poi sono diventato presidente, adesso sono stato sconfitto nuovamente.
Ma la partita di Saro non le sembra mortale?
Saro politicamente morto? Mi sembra uno scherzo!
Ultima domanda al presidente: Porto di Trieste e Aeroporto sono in scadenza. Camber reclama il primo, la Guerra il secondo: che farà Tondo?
Ah sì, reclamano queste presidenze? A me nessuno ha detto nulla...
Ultima domanda al cittadino: per chi voterà l'8 giugno? Per Alessandra Guerra o per chi?
Per Forza Italia, naturalmente. Il mio partito per cui sto facendo campagna elettorale.
Roberta Giani