Al cimitero inglese i radicali friulani hanno organizzato una cerimonia per ricordare gli anglo-americani
Ricordare anche chi, abitualmente, rimane dietro i riflettori della storia commemorativa del 25 aprile. Questo lo spirito della celebrazione, organizzata dai radicali friulani, al cimitero inglese di Tavagnacco. Manifestazione disertata (solo una ventina i partecipanti) sia dai cittadini sia, soprattutto - questo ilj'accusedei radicali - dalle istituzioni. Al posto delle bandiere rosse, molte bandiere inglesi e americane.
«Non abbiamo voluto trasformare quest'iniziativa in una kermesse politica» ha dichiarato a nome del partito Cristina Sponza, responsabile triestina del partito. Ai piedi del monumento celebrativo collocato al centro del cimitero curato fin nei minimi dettagli, è stata posizionata una corona recante la scritta: «A questi caduti che ci hanno dato la libertà».
È stata la prima volta, ieri, che qualcuno ha ricordato in una cerimonia pubblica il sacrificio degli alleati. «Nessuno è mai venuto qui a onorare questi eroi della libertà» ha affermato Sponza cogliendo anche l'occasione per collegare la manifestazione alla più recente liberazione alleata in Iraq. I liberatori di oggi sono ancora una volta quelli di ieri, dunque, «perché non pensare prima di tutto a chi è morto per dare la democrazia?». «In un'atmosfera che pullula di antiamericanismo estremo - ha aggiunto - è doveroso richiamare anche la giusta memoria storica per commemorare non sempre e solo una parte di caduti, guarda caso, legati a un ben preciso colore politico». Poi il tono si fa durissimo: «È vergognoso - ha denunciato Sponza - che oggi qui non ci sia nemmeno un rappresentante delle istituzioni». Troppo scomodo partecipare? La risposta, per Sponza, è che «l'ipocrisia domina anche la ricorrenza del 25 aprile». Insomma, non si è politicamente corretti «se ci si mostra a una cerimonia controcorrente».
Immancabile, poi, un riferimento all'Iraq. «Senza l'intervento alleato - ha asserito Sponza - non si sarebbe nemmeno sollevato il caso». O meglio, «sarebbe stato opportuno un intervento delle Nazioni Unite, ma senza gli angloamericani al timone ci sarebbe ancora Saddam». I radicali sperano comunque che si instauri presto un regime democratico con l'aiuto dell'Onu, «in modo che anche gli iracheni possano ritornare a vivere».
Alla cerimonia era presente anche il vicepresidente dell'Opera nazionale dei caduti senza croce, Alessandro Berghinz.
Irene Giurovich