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Luca Nicotra, 29 anni, dalla prima pagina dell’Herald Tribune: «Disponibilità a mettersi in gioco e fare un po’ tutto»

Testo: 

In una giornata cruciale per i negoziati sulla riforma del mercato del lavoro
Il 29enne sull'Herald Tribune: «Ecco
l'Italia dove il posto fisso non c'è più»
Luca Nicotra, 29 anni, dalla prima pagina dell'Herald Tribune: «Disponibilità a mettersi in gioco e fare un po' tutto»

IL POSTO FISSO - Il quotidiano, che ha scelto una giornata cruciale per i negoziati tra governo e parti sociali sulla riforma del mercato del lavoro, racconta l'irritazione dei nostri giovani, sottolineando però che nel dibattito si è persa una visione più ampia sul mondo del lavoro italiano e che questo è rimasto indietro rispetto al resto d'Europa e agli Usa.
«Per ragioni di studio ho vissuto per lunghi periodi in Germania e quello che mi ha colpito è la disponibilità a mettersi in gioco, a fare un po' di tutto - conferma Luca -. Al Max Plank Institute, dove ho studiato, ogni tre mesi organizzano un corso rivolto a tutti gli studenti, che insegna come avviare un'impresa usando idee di ricerca. E ci sono cooperative di genitori che accompagnano i figli a scuola; case degli studenti gestite da privati. Tutte cose che mi hanno sorpreso, che in Italia non ho mai visto. In Germania, come nel mondo anglosassone, c'è una mobilità che non esiste in Italia».

MILANO - Ventinove anni, un dottorato di ricerca «praticamente in tasca», una catena di contratti a termine e le idee chiare su come uscire dall'impasse giovani precari-lavoro che non c'è. Luca Nicotra, segretario di Agorà Digitale, associazione per la libertà della Rete, parla da una ribalta autorevole. La sua foto e la sua visione delle cose campeggiano mercoledì in prima pagina sull'International Herald Tribune, sotto il titolo «L'Italia affronta la fine del lavoro a vita». Un'inchiesta dell'edizione mondiale del New York Times per approfondire la polemica nata dalle affermazioni del premier Mario Monti, che un paio di settimane fa aveva definito in un'intervista a Matrix il posto fisso come «monotono». Luca è d'accordo con il professore: «Bisogna cercare alternative al posto fisso che oggi, in Italia, semplicemente non c'è». E l'alternativa, per lui, è stata la creazione (nel 2009) di un'associazione in grado di interloquire direttamente con le istituzioni politiche a livello europeo, in tema di trasparenza dell'informazione, difesa dei dati, brevettabilità del software. Una start-up politica che ha come riferimento le iniziative dei radicali e di Marco Cappato al Parlamento europeo. Ma che non si basa su appoggi istituzionali o finanziamenti pubblici.

«IMPRENDITORIALITÀ» - Ecco com'è finito Luca sulla prima pagina del quotidiano: è stato contattato dalla giornalista incaricata dell'approfondimento e le ha raccontato un'Italia che «non cerca per forza il posto fisso, intermediari, vetrine collaudate, come Porta a Porta o Ballarò». «Noi abbiamo riunito delle persone attorno a un'idea - dice Luca -: appassionati, hacker, avvocati e abbiamo messo in piedi un'impresa che è autofinanziata dai soci». Spirito imprenditoriale. Quello che secondo Luca manca nei giovani italiani, «perchè nessuno lo insegna, al di fuori delle business school».

IL POSTO FISSO - Il quotidiano, che ha scelto una giornata cruciale per i negoziati tra governo e parti sociali sulla riforma del mercato del lavoro, racconta l'irritazione dei nostri giovani, sottolineando però che nel dibattito si è persa una visione più ampia sul mondo del lavoro italiano e che questo è rimasto indietro rispetto al resto d'Europa e agli Usa.
«Per ragioni di studio ho vissuto per lunghi periodi in Germania e quello che mi ha colpito è la disponibilità a mettersi in gioco, a fare un po' di tutto - conferma Luca -. Al Max Plank Institute, dove ho studiato, ogni tre mesi organizzano un corso rivolto a tutti gli studenti, che insegna come avviare un'impresa usando idee di ricerca. E ci sono cooperative di genitori che accompagnano i figli a scuola; case degli studenti gestite da privati. Tutte cose che mi hanno sorpreso, che in Italia non ho mai visto. In Germania, come nel mondo anglosassone, c'è una mobilità che non esiste in Italia».

MONOTONI E SICURI - L'Herald Tribune riporta la testimonianza di una trentenne romana, Claudia Vori, che da quando si è diplomata ha cambiato ben 18 lavori. La storia raccontata per la prima volta dal blog del Corriere della Sera «La Nuvola del Lavoro» è stata ripresa dall'Herald Tribune, al quale la Vori dice: ««Il presidente del Consiglio dovrebbe essere più prudente con le parole che usa, perchè la gente è arrabbiata». Le fa eco Twitter: «Il posto fisso monotono? Però le banche, quando si parla di concedere mutui, preferiscono le persone monotone». E una recentissima ricerca, condotta tra i giovani tra i 18 e i 34 anni, conferma che conquistare un posto fisso costituisce per molti un grande privilegio. Quasi nove giovani su dieci (l'84%), preferiscono un lavoro sicuro anche se meno redditizio a uno meno sicuro con più prospettive di reddito.

PROSPETTIVE - «Capisco i nervi tesi di tanti nostri giovani che pensano di non avere prospettive, ma è importante cercare strade alternative», dice Luca Nicotra. È stato relativamente facile per lui. Può non esserlo per altri. Giovani senza prospettive, che neppure sanno con chi se la possono prendere. «Certo, ci sono cause strutturali che nessuno nega: anni di assenza della politica e una gerontocrazia dominante che tiene i giovani lontani dalle posizioni-chiave».
Intanto, si continua a discutere di mercato del lavoro e nel frattempo sono partite le prime cabine di regia per la digitalizzazione. Ci sono segnali positivi in tema di imprese di giovani, che possono partire con un euro di capitale e senza notaio. Manca la parte dei finanziamenti: le porte del credito restano chiuse, anche per chi dimostra di avere fantasia e iniziativa individuale. Negli Stati Uniti c'è un intero ecosistema pronto a finanziare start up con budget che in Italia riusciamo solo a immaginare. Perchè la «visione» si trasformi in realtà, insomma, e si apra un nuovo mondo che può scardinare i paradigmi sociali a cui siamo abituati, c'è ancora molta strada da fare.

Data: 
Mercoledì, 15 February, 2012
Autore: 
Antonella De Gregorio
Fonte: 
CORRIERE DELLA SERA
Stampa e regime: 
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