L'INTERVENTO Contro i toni troppo accesi e offensivi di alcune prese di posizione «Ci vuole più civiltà»
"Terroristi", "talebani": paroloni scatenati dalla pillola del giorno dopo
Leggo con stupore, sulla recente stampa locale, epiteti di questo genere: "terroristi" e "fondamentalisti religiosi", urlati a indirizzo di persone accusate di essere a fianco del Movimento per la Vita. E poi ancora leggo: "Cattolici talebani".
Ci sarebbe di che ridere di cuore di fronte all'ignoranza abissale sottintesa in un binomio del genere, strillato con la schiuma alla bocca da certi signori cui farebbe bene, per imparare a fare dei distinguo, un lungo soggiorno gratuito presso quegli stessi talebani ai quali hanno paragonato il primario di ginecologia oncologica del Cro dottor Carlo Scarabelli. Reo, quest'ultimo, di aver affermato a una recente conferenza tenuta su invito della Croce rossa provinciale, che la cosiddetta "pillola del giorno dopo" è un abortivo.
Un attacco isterico sferrato da un Verde, Mario Puiatti, e da un radicale, Stefano Santarossa, esponenti di partiti che con la parola tolleranza si risciacquano usualmente la bocca ma in realtà uomini che, per la grevità del loro frasario, dimostrano di non sapere nemmeno dove quella tolleranza stia di casa.
Non entro nel merito della questione. Sono comunque tra quelli che pensano che la pillola del giorno dopo sia abortiva, e non intendo cambiare idea per il fatto che il Tar del Lazio la pensa diversamente.
Detto questo, siccome io non copro d'insulti i signori Santarossa e Puiatti perché la pensano diversamente da me, pretenderei che chi è portavoce delle mie convinzioni non subisse una simile sorte. Ma non basta: questi signori, oltre a insultare chi non la pensa come loro si ergono a portavoce di un "mondo scientifico" unanime sul problema, che esiste solo nella fantasia sbrigliata delle loro teste. Il mondo scientifico, s'informino pure, è al contrario profondamente diviso su questa delicatissima questione che riguarda l'embrione, per quanto mi riguarda già essere umano ancor prima di annidarsi nell'utero. Quello che non capisco è il silenzio pesante di quanti, credenti e non credenti (e sono molti) nel chiuso delle loro case sono magari pronti a dar ragione a persone come il dottor Scarabelli, salvo poi non spendere nemmeno una parola nel momento in cui le loro convinzioni vengono offese in questo modo. Silenzio assoluto, almeno finora, anche da parte delle voci più note e ascoltate della Chiesa locale. Allora mi chiedo: com'è possibile?
Caterina Diemoz