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Diritti e intolleranza. Le proposte sul tavolo

Testo: 

La discussione

Prima della notizia “bomba” su Udine candidata a ospitare il Gay pride, il dibattito su “L’omofobia degli onesti” aveva già offerto spunti di interesse, se non altro per la presenza di un esponente di spicco di quella che vuole essere la nuova Destra in Italia, e cioè Benedetto Della Vedova, vice capogruppo di Futuro e Libertà alla Camera, e del vicepresidente del Pd Ivan Scalfarotto. L’iniziativa, nata per chiudere le celebrazioni dei 20 anni dell’Arcigay e Arcilesbica di Udine e Pordenone, ha toccato temi scottanti, come il riconoscimento delle unioni tra persone dello stesso sesso, l’incisività della politica a dare voce a tali esigenze, l’atteggiamento degli schieramenti politici, il “sentire” della società civile, le implicazioni giuridiche della sentenza 138 della Corte costituzionale illustrate dall’avvocato Billotta. «Non c’è niente di male davanti al bacio di due famiglie omosessuali – ha detto il presidente di Arcigay Udine, Daniele Brosolo –. Solo in Italia e in Grecia non ci sono diritti per gli omosessuali». Laura Presta, di Arcilesbica Udine, ha rivendicato «il diritto all’amore. Siamo fiduciosi che il dialogo possa cambiare le cose». L’assessore comunale Enrico Pizza (fondatore dell’Arcigay friulana nel 1990, ndr) ha ribadito che «Udine è una città aperta a tutti, liberale e civile.
E’ una città delle possibilità e dei diritti,
il Parlamento è più indietro rispetto alla società».
Dopo l’analisi del moderatore Tommaso Cerno, giornalista dell’Espresso, («quella sui poster è stata una polemica squallida, il bacio è stato strumentalizzato ed è diventato terreno di scontro per gli omofobi»), ha parlato l’onorevole Della Vedova. «Quando a Perugia Fini ha pronunciato la parola “omosessuali” è scoppiato un applauso fragoroso – ha ricordato –. L’anomalia non è Fli in Italia, ma è il resto del centro-destra italiano, che chiude sui diritti civili. In Europa, su tali temi, non c’è differenza tra centro-destra e centro-sinistra, se non negli accenti. La battuta che Berlusconi ha fatto sui gay gli è costata tantissimo in termini di credito in Europa. Società e mondo cattolico, su certi argomenti, sono molto più avanti del Pdl. Oggettivamente, sull’omofobia, c’è la complicità di tanti “onesti”. Importante il riconoscimento giuridico delle coppie di fatto omosessuali, il matrimonio a mio avviso sarebbe una forzatura». Il vice presidente del Pd Ivan Scalfarotto si è spinto più in là: «La battaglia è quella per il matrimonio gay: l’uguaglianza c’è o non c’è. In Italia l’omofobia non è colpita da “stigma” sociale, 16 anni di Berlusconismo hanno fatto venire meno l’indignazione su tante questioni. In passato abbiamo fatto un errore: quando tutti in Europa chiedevano i matrimoni gay in Italia i dirigenti dell’Arcigay dicevano di non essere interessati a ciò. E infatti non è stato ottenuto nulla. Questa politica è vecchia e pavida». I leader nazionali di Arcigay e Arcilesbica Patanè e Brandolini hanno chiesto di «assicurare ed estendere i diritti esistenti a qualsiasi coppia, senza se e senza ma. Il silenzio attorno all’intolleranza è una cosa grave, ci sono ancora stereotipi e pregiudizi».
©RIPRODUZIONE RISERVATA

Data: 
Domenica, 21 November, 2010
Autore: 
(m.ce.)
Fonte: 
MESSAGGERO VENETO - Udine
Stampa e regime: 
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