Leggendo le agenzie di queste ore apprendiamo che il portavoce PDL Daniele Capezzone si sta avventurando in scivolose nuove interpretazioni delle norme per consentire la presenza delle liste del PDL del Lazio.
Cosa è successo ieri nel tribunale di Roma? Semplicemente i responsabili del PDL nel presentare la lista per la provincia di Roma, hanno goffamente tentato di consegnare i documenti per la presentazione delle liste oltre il termine previsto per le ore 12.00 di ieri e hanno cercato in tutti i modi di premere ed insistere ben oltre le ore 13 nel presentare ciò che mancava dopo che il presidente del Tribunale aveva già vietato l'accesso agli uffici per la consegna delle liste, nonché ordinato alle forze dell'ordine presenti di schierarsi per non far entrare più nessuno.
Rendendosi conto dell'errore materiale, il mio amico Daniele Capezzone si è esibito in una improbabile difesa d'ufficio dei rappresentanti di lista del PDL adducendo che "sarebbe sbagliato dare una "interpretazione ultraformalistica delle norme" ed escludere la lista del Pdl in provincia di Roma per le prossime regionali".
Per perorare la causa il portavoce si esibisce alla Don Abbondio in massime latine per perorare la sua tesi. "Summum ius, summa iniuria." Così Capezzone sentenzia nell'ultimo comunicato stampa e poi continua "...una applicazione ottusamente ultraformalistica delle norme, sganciata dal buon senso, rischierebbe di tradursi in una grande ingiustizia e nella lesione dei diritti degli elettori."
Ora, se esiste un termine per la consegna delle firme e della documentazione, tale termine va rispettato. Forse Capezzone dovrebbe ripassarsi la Costituzione ed il principo che la legge è uguale per tutti.
Ma in questi anni Daniele avrebbe fatto bene a finire gli ultimi esami e prendersi la laurea piuttosto che diventare il maggiordomo di Berlusconi.