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Visita al carcere di Udine

Sabato 17 ottobre abbiamo accompagnato la parlamentare radicale Rita Bernardini nella sua visita al carcere di Udine.
La popolazione carceraria è costituita per buona parte di stranieri e molti sono i soggetti provenienti da altre carceri, soprattutto dal Veneto.
L'edificio , recentemente ristrutturato, è abbastanza buono : ciascuna cella ha una propria doccia e
un angolo cottura. E nonostante la nostra fosse una visita "a sorpresa", abbiamo trovato una notevole cura della pulizia dei locali.
Per quanto riguarda la polizia penitenziaria, c'è un leggero problema di sottorganico.
Le risorse economiche sono davvero scarse ( e si preannunciano ancora inferiori con i tagli previsti dalla finanziaria) con conseguenze facilmente immaginabili sulla disponibilità di generi di prima necessità ( farmaci compresi) .
I detenuti hanno a loro disposizione tre educatori, che sarebbero pochi rispetto alla popolazione carceraria ma c'è anche da considerare che le richieste per usufruire del servizio sono basse ed è difficile stabilire se il fenomeno sia da attribuirsi ad una carente informazione o ad un senso di rassegnazione. Fortunamente rispetto al problema della scarsità di risorse, un importante aiuto anche se non risolutivo, arriva dall'associazionismo sia cattolico che laico.
La struttura di dimensioni particolarmente ridotte non offre grandi possibilità di creare attività lavorative. Nonostante la buona volontà della dirigenza del carcere, i detenuti che hanno un impiego sono davvero pochissimi e questo numero potrà essere conservato solo se il Comune deciderà di rinnovare lo stanziamento di borse-lavoro.
Per quanto riguarda la questione più clamorosa del nostro sistema carcerario, quella del sovraffollamento, ad Udine il problema è di gran lunga inferiore rispetto a quello di molte altre città italiane. Ciò non toglie che anche in questo caso non ci sembra che tutte le celle rispettino le dimensioni minime previste dalla Corte Europea dei Diritti dell' Uomo.
Quella del sovraffollamento è una situazione che molto probabilmente non verrà risolta dal misterioso "piano carceri" del Governo.
Un piano che presenta molte incognite. Senza tener conto del problema del reperimento delle risorse finanziarie per la costruzione, ci si chiede come farà lo Stato a gestire un numero maggiore di strutture quando la polizia penitenziaria ha un organico di già incredibilmente inferiore a quello necessario a gestire le carceri esistenti. Ci si chiede anche come si possa pensare di risolvere la questione del sovraffollamento costruendo nuovi penitenziari, quando il numero di detenuti cresce ad un ritmo tale che è assolutamente impossibile costruire un numero di edifici tale da poter ospitare adeguatamente l'intera popolazione carceraria.
Francamente, ci sembra di essere di fronte ad un caso di mera propaganda.
Elvis Pavan – Stefano Barazzuti ( Radicali Italiani)
Dalla posta dei lettori del Messaggero Veneto di Udine del 22-10-09