Oggi, 2 ottobre, in occasione del compleanno di Mohandas Karamchand Gandhi, si celebra la giornata internazionale della Non Violenza. Vorrei commemorarlo con la lettera indirizzata al Viceré in cui si annuncia l'imminente marcia del sale, pubblicata il 12 marzo 1930 su "Young India". Il testo è tratto da Teoria e Pratica della non-violenza.
La mia ambizione: la conversione del popolo inglese
So che portando avanti un’azione non-violenta io correrò un rischio che
potrebbe essere giustamente definito folle. Ma le vittorie della verità
non sono mai state ottenute senza correre rischi, e spesso sono state
ottenute soltanto grazie alla capacità di correre i rischi più gravi. La
conversione di una nazione che consciamente o inconsciamente vive alle
spalle di un’altra nazione molto più popolosa, molto più antica e non
meno civile di essa è una cosa che merita che si corrano dei rischi.
Ho deliberatamente usato la parola conversione. La mia ambizione
infatti è esattamente quella di convertire il popolo inglese attraverso
la non-violenza, e di far sì che esso comprenda il male che ha fatto
all’India. Non intendo arrecar danno al vostro popolo. Voglio servirlo
né più né meno come voglio servire il mio. E credo di averlo sempre
servito. Fino al 1910 ho servito ciecamente. Ma anche quando i miei
occhi si aprirono e concepii l’idea della non-collaborazione, il fine della
mia azione rimase quello di servire il popolo inglese. Ho usato contro di
esso la stessa arma che, con tutta umiltà, ho usato con successo contro
i membri più cari della mia famiglia. Se nutro per il vostro popolo lo
stesso amore che nutro per il mio, questo amore non potrà rimanere
a lungo disconosciuto. Esso si rivelerà al popolo come si è rivelato ai
membri della mia famiglia dopo numerosi anni di scontri. Se il popolo
si unirà a me, come credo che farà, le sofferenze che esso affronterà,
se l’Inghilterra non muterà al più presto il suo atteggiamento, saranno
capaci di toccare i cuori più duri.
Se poi non saprà eliminare le ingiustizie
Il progetto di Disobbedienza Civile è destinato a combattere le ingiustizie
che ho menzionato. È a causa di tali ingiustizie che noi vogliamo troncare
i nostri rapporti con l’Inghilterra. Quando esse saranno eliminate
tutto diverrà facile, e si aprirà la via a delle trattative amichevoli. Se
le relazioni inglesi con l’India verranno purificate dall’avidità, non
avrete difficoltà a riconoscere la nostra indipendenza. La invito dunque
rispettosamente ad impegnarsi immediatamente nell’eliminazione di
tali ingiustizie, per aprire la via a delle vere trattative tra eguali, dirette
unicamente a promuovere il bene comune dell’umanità attraverso la
volontaria collaborazione, e a stabilire i termini di un aiuto reciproco e
di rapporti soddisfacenti per entrambe le parti. Lei ha dato un eccessivo
risalto ai problemi che affliggono le comunità di questo paese. Per
quanto importanti questi problemi possano essere per chiunque voglia
governare il paese, essi hanno una rilevanza del tutto secondaria rispetto
ai ben più gravi problemi che sono al di sopra delle comunità e che
le riguardano tutte indistintamente. Ma se lei non saprà eliminare
le ingiustizie da me menzionate e se questa mia lettera non riuscirà
a toccare il suo cuore, il giorno II di questo mese io inizierò, con i
compagni dell’ashram che vorranno seguirmi, a violare le disposizioni
della legge sul sale. Io considero la tassa sul sale la più iniqua di tutte
dal punto di vista dei poveri. E poiché il movimento per l’indipendenza
punta essenzialmente al bene dei più poveri del paese, si inizierà dalla
lotta contro questa ingiustizia. La cosa che meraviglia è che ci siamo
sottomessi al crudele monopolio sul sale per cosi lungo tempo. So che
lei ha la possibilità di impedirmi di agire facendomi arrestare. Ma io
spero che ci saranno decine di migliaia di persone pronte, m modo
disciplinato, a prendere il mio posto e, disobbedendo alla legge sul sale,
ad esporsi alle sanzioni previste dalla legge che non avrebbe mai dovuto
deturpare i nostri codici.
Non una minaccia ma un sacro dovere.
Non ho alcun desiderio di causarle delle difficoltà immotivate e in
generale di causarle alcuna difficoltà, per quanto mi è possibile. Se
lei pensa che nella mia lettera vi siano degli argomenti validi e se è
disposto a discutere con me le questioni in essa trattate e se a tal fine
preferisce che io rinvii la pubblicazione della lettera, sarò lieto di fare
quanto lei gradisce purché riceva indicazioni telegrafiche in tal senso a
giro di posta. La prego tuttavia di non tentare di distogliermi dai miei
propositi se non vede la possibilità reale di risolvere i problemi trattati
in questa lettera.
Questa lettera non vuole essere in alcun modo una minaccia, ma
corrisponde a un elementare e sacro dovere, imprescindibile per un
seguace della resistenza civile. La farò recapitare da un giovane amico
inglese che crede nella causa indiana ed è un fedele seguace della non-
violenza e che la Provvidenza sembra avermi inviato appositamente per
assolvere a questo incarico».