Dibattito del Rotary. A confronto sul tema dell’esistenza, oltre all’alto prelato, il magistrato Carlo Nordio e Marcello Veneziani
Chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo. Ai tre interrogativi che da sempre accompagnano l’uomo nel suo cammino terreno e le cui risposte sembrano essergli precluse, hanno cercato di dare un’interpretazione l’arcivescovo di Voghenza, nonché presidente della Pontificia Accademia della Vita, monsignor Rino Fisichella, il magistrato Carlo Nordio e il giornalista Marcello Veneziani durante il convegno promosso dal distretto Rotary del Triveneto nella cornice della Fiera. Impossibile fornire una conclusione univoca a quesiti sui quali l’uomo si interroga da millenni, ma le interpretazioni convergono sull’importanza del ruolo che l’uomo sceglie di giocare nella propria vita e sulla sua capacità di volgere lo sguardo oltre l’effimero e il deserto di valori - ma sovrabbondante di futilità - che sta condannando la società al cinismo.
«La crisi non è solo economica – ha spiegato Fisichella – ma anche culturale e mette in discussione i concetti di uomo, verità e vita». Risulta quindi conveniente evitare di interrogarsi su questi temi partendo dal presupposto che non ci sia una risposta. «Che si creda o meno nell’esistenza di Dio – ha affermato Nordio - il compito dell’uomo quale essere pensante è cercare dentro se stesso il fine ultimo della sua esistenza», una capacità che in molti sembrano aver smarrito. Sotto la lente di ingrandimento di Fisichella sono finite le nuove generazioni, incapaci di interrogarsi e di riconoscersi nelle risposte alle domande eterne: «Il senso dell’esistenza va ricercato dentro noi stessi. Ecco perché non esiste una risposta convenzionale al perché si debbano incrociare la sofferenze e la morte». L’unica chiave di lettura per comprenderla è rivolgerci la domanda non nell’accezione negativa del perché si debba morire o soffrire ma partendo dai momenti gioiosi che ci accompagnano in vita, in quanto «solo partendo dall’amore si sconfiggono il dolore e la morte». La convinzione che il distacco da Dio abbia permesso all’uomo di esimersi dalla ricerca di queste risposte ha in realtà contribuito ad alimentare la “cultura dell’automatismo”, come l’ha definita Veneziani, «dove tutto quanto accade solo perché è giusto che sia così. Nel vuoto interiore degli uomini soddisfatti solo esteriormente, si celano l’intelligenza di non volersi accontentare degli eventi che scorrono e la volontà di colmarlo recuperando il rapporto con i valori della vita». Il richiamo alla vicenda di Eluana, nel contesto di un dibattito sulla vita non poteva non approdare all’attenzione di Fisichella: «L’opinione pubblica si è accorta di essere davanti alla strumentalizzazione di un caso politico. Avremmo preferito che scendesse il silenzio ma ora tocca ai parlamentari formulare una legge il più possibile partecipata dalle forze politiche».