SAN QUIRINO. «Il nuovo auditorium non deve essere costruito nel parco di villa Cattaneo». Lo asserisce Stefano Santarossa, capogruppo di Unione per San Quirino, bocciando l’ipotesi di realizzare ex novo un edificio nel parco che ospiti l’auditorium dopo la dismissione di quello di via Verdi. «Per me è una cosa folle – ha dichiarato Santarossa – togliere spazio al verde del parco per lasciare posto a un nuovo edificio. Se è condivisibile che il Comune necessiti di un centro conferenze, l’amministrazione dovrebbe individuare altre possibilità. Una di queste può essere l’ex macello, che è molto vicino al parco e che eviterebbe ulteriore cementificazione all’interno del polmone verde di San Quirino».
Per quanto riguarda l’immobile che si dovrebbe costruire (del fatto era già stato interessato a suo tempo il presidente della Regione Riccardo Illy in occasione di una riunione di giunta a villa Cattaneo), si opterà per l’effettuazione di un concorso di idee, dal quale si sceglierà il progetto più adatto. «Se un edificio deve essere – ha sottolineato Santarossa – sia almeno realizzato con impatto ambientale minimo. Per esempio, un edificio ipogeo, una tipologia di immobile interrato, alla stregua dello stabilimento della Benetton a Ponzano Veneto, praticamente invisibile perché si estende sotto terra».
In realtà, l’idea di Santarossa per uno sviluppo del parco di villa Cattaneo, come estensione secondo in regione soltanto a quello di villa Manin, è di altro genere, ovvero si basa su una fruizione più “ecologica”, con la realizzazione di piste ciclabili e di iniziative legate all’ambiente. «Con i giochi per bambini installati lo scorso anno – ha constatato Santarossa – si è vista subito una rivitalizzazione del parco».
Sull’argomento i punti di vista dell’amministrazione Della Mattia e di Santarossa e del suo gruppo sono sempre stati antitetici, sin dalla campagna elettorale, quando sull’auditorium di via Verdi si erano fortemente scontrati in qualità di candidati sindaco: il primo ha sempre considerato il complesso che ospitava l’auditorium una bruttura figlia dell’edificazione degli anni Settanta, dispendioso da un punto di vista energetico e scomodo, Santarossa lo ha difeso come chicca di una tipologia architettonica che sino a qualche decennio fa spopolava e che aveva nell’edificio sanquirinese un esempio riportato anche nella stampa specializzata.