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Il passo indietro

Testo: 

Il presidente del Consiglio ha detto che il tempo dei divieti europei agli aiuti di Stato è finito: non solo disponibilità a ricapitalizzare le banche con denaro pubblico, ma oggi anche aiuti all'industria automobilistica e domani chissà. Mi pare una scelta suicida. Se in Europa si aprisse la gara a chi aiuta di più le proprie imprese noi potremmo solo perdere: infatti il livello del nostro debito pubblico ci lega le mani e non ci consentirebbe di aiutare le nostre aziende tanto quanto potrebbero fare ad esempio Germania e Spagna.

Non c'entrano le regole di Maastricht: sarebbero i mercati a non consentirci di farlo. Già oggi il differenziale tra il rendimento dei titoli pubblici italiani e tedeschi ha raggiunto 3/4 di uno per cento.
Diversamente da ciò che dice Berlusconi il nostro interesse oggi è chiedere un rafforzamento, non la sospensione (per quanto giustificata dalle circostanze eccezionali della crisi) delle regole europee contro gli aiuti di Stato. Solo così potremo difendere le aziende italiane dalla concorrenza europea in una gara alla quale parteciperemmo con un fortissimo handicap.

Altrettanto miope è la proposta di far qualcosa per limitare gli afflussi di capitale «straniero», se non esplicitamente invitato, verso banche e aziende italiane. Tanto più capitale arriva dall'estero, tanto meno c'è bisogno di capitale pubblico italiano, tanto meno probabile è che ci troviamo con le mani legate nella perversa gara europea a chi aiuta di più le proprie aziende.

A questo proposito è stata particolarmente intempestiva la proposta del presidente della Consob (fatta propria da Berlusconi) di modificare la legge sull'Opa per rendere più difficile scalare le nostre aziende. Oltre agli argomenti illustrati da Sandro Brusco e Fausto Panunzi su lavoce.info,
c'è il fatto che aziende non scalabili diventano scarsamente attraenti e tengono lontani gli investitori esteri (oltre a deprimere ancor più la Borsa).

A chi teme l'acquisto di aziende italiane da parte di stranieri consiglio di studiare la storia del Nuovo Pignone. Quando apparteneva all'Eni era una buona azienda locale; l'acquisizione da parte della General Electric l'ha trasformata in un polo di eccellenza globale e ha aumentato non ridotto le attività dell'azienda in Toscana.

Una delle rare modernizzazioni avvenute in Italia dal dopoguerra ad oggi è aver reso l'economia autonoma dalla politica. Per 40 anni, fino all'inizio degli anni Novanta, tre quarti della grande industria e tutte le maggiori banche erano di proprietà dello Stato o comunque controllate dalla politica. Memorabili le lunghe notti delle nomine pubbliche: più duravano peggiore era la qualità dei capi-azienda nominati. Penso che nessuno le rimpianga.

Oggi abbiamo la fortuna che la ricapitalizzazione delle nostre banche, diversamente da quelle di altri Paesi, non ha bisogno di denaro pubblico. Non usiamo la scusa della crisi per fare un passo indietro rispetto ad una svolta che abbiamo impiegato 40 anni per realizzare.

Data: 
Sabato, 18 October, 2008
Autore: 
Francesco Giavazzi
Fonte: 
CORRIERE DELLA SERA
Stampa e regime: 
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