«Questa carica non va “nominata”, bensì eletta liberamente dalla gente». Anche oggi un banchetto ai Giardini pubblici
«La Dolcher è, suo malgrado, l’emblema dell’inutilità del difensore civico. Tondo ha ragione: il difensore civico, nominato, è inutile».
È quanto afferma l’esponente dei Radicali Pietro Pipi in riferimento all’intervento dei gironi scorsi della Dolcher sul nostro giornale.
«La Dolcher – dice Pipi – apostrofa come “opera vandalica” e comportamento miserevole la decisione legittima e democratica (l’abolizione del difensore civico regionale, ndr) di una maggioranza eletta dai cittadini. Certo, in democrazia tutte le decisioni sono criticabili, ma è sospetto che si arrivi a definire la soppressione di un istituto facoltativo con termini così apocalittici».
«Da mesi in Regione, e a Gorizia in particolare – continua la nota –, i Radicali stanno portando avanti una battaglia in difesa dell’istituto del difensore civico, ma lo stanno facendo con l’obiettivo di scardinare il presupposto culturale su cui poggiano le argomentazioni della Dolcher: tutto il potere ai partiti! L’ex difensore civico regionale, infatti, ritiene normale che il difensore civico debba essere “nominato” e non eletto, scrive insomma a chiare lettere che la nomina è il frutto dello spoils system, ovvero il sistema “asso piglia tutto”. Ma così non è. La nomina del difensore civico da parte del vincente è il frutto avvelenato di una mentalità lottizzatrice e anti-meritocratica ormai prevalente in Italia. La legge affida all’autonomia statutaria dei singoli enti i meccanismi di elezione, non obbliga i partiti a nominarselo. Bene ha fatto, pertanto, il presidente Tondo a eliminare quest’ennesimo “nominato” poiché il difensore civico è stato trasformato dal regime partitocratico in un’inutile poltrona da spartirsi».
«Il cuore del problema per i Radicali è quello di scardinare questa “cultura” che vede nei partiti una funzione da ufficio di collocamento e che può sopravvivere a condizione che i cittadini non sappiamo e non partecipino direttamente alle scelte. La battaglia, allora, è quella di far sapere ai cittadini chi è e cosa fa il difensore civico e di permettere ai contribuenti di eleggerselo direttamente come si fa in tante parti d’Italia. Il difensore civico non deve rispondere del suo operato a questa o quella maggioranza, a questo o a quel consigliere, ma soltanto ai cittadini, e siano quindi i diretti interessati a sceglierselo».
Ancora fino a oggi i radicali saranno in strada, nei giardini di corso Verdi, «a difesa – conclude Pipi – di un difensore civico eletto direttamente dai cittadini e liberato dalla schiavitù dei partiti. Se la Dolcher volesse raggiungerci sarebbe la benvenuta».