Roma, 1 lug (Velino) - “Di Pietro è ossessionato da Berlusconi e non ha alcun titolo per insultarlo”. “No, non sono ossessionato. È lui che da quando è al governo si sta impegnando solo su salva-premier, blocca-processi e salva-Rete 4”. È la trasmissione “Omnibus”, su La7, l’occasione per un confronto teso tra Daniele Capezzone, portavoce di Forza Italia, e Antonio Di Pietro, leader di Italia dei valori. “Il nodo giustizia” è l’argomento del dibattito e, in linea con quanto accaduto negli ultimi giorni, lo scontro si accende immediatamente. Di Pietro all’attacco sulle “leggi ad personam, che Berlusconi continua a farsi per evitare di essere processato”, e in difesa dei magistrati: “Nel nostro paese se un giudice dà torto al premier è un delinquente, il presidente del Consiglio non condivide chi non gli dà ragione”. Capezzone denuncia l’atteggiamento del Consiglio superiore della magistratura: “Il Csm, secondo la Costituzione, è chiamato ad auto-amministrare i magistrati. Poi può essere interpellato e può esprimere dei pareri. Ma su disegni di legge del governo, non del Parlamento. Altrimenti - spiega - si presenta come una terza camera abusiva, che sequestra questioni politiche al Paramento, sottrae decisioni alla Corte costituzionale e mette in imbarazzo il Capo dello Stato”. Il portavoce azzurro denuncia ancora: “Nell’ambito del processo Mills il premier ha chiesto, come può fare ogni cittadino, la ricusazione di un giudice sostenendo di non voler essere giudicato da chi firmò l’appello politico a Romano Prodi in cui si chiedeva di abolire le leggi di Berlusconi. Il Csm vuole ora quindi pronunciarsi sulla ricusazione e sulle leggi del Parlamento. Ma della prima commissione (che dovrà esprimere il parere sulla ricusazione, ndr) - nota inoltre Capezzone - fanno parte tre magistrati, Pepino, Fresa e Roia che sono firmatari della stessa lettera a Prodi su Berlusconi. In questo caso controllore e controllato sono la stessa cosa. E questo difficilmente potranno smentirlo”. Nessuna replica.
In studio anche lo scrittore Oliviero Beha (protagonista di più di un battibecco con Capezzone) e Maria Latella, direttrice di “A”. La scena è occupata dallo scontro Idv-Pdl. Il leader di Italia dei Valori parla del referendum che ha intenzione di chiedere sulle leggi “ad personam” e della manifestazione di protesta prevista per l’8 luglio in Piazza Navona, a Roma. Ammette, quindi, di avere pronto un “grappolo di proposte”: “Innanzitutto per la lotta agli sprechi e alla casta. Vogliamo uscire da questo sistema, serve abrogare i finanziamenti pubblici al sistema dell’informazione di partito. Avanziamo una serie di proposte: liberalizzazione servizi pubblici locali, scioglimenti degli enti inutili, eliminazione delle consulenze degli enti pubblici, incentivi per la produttività agli enti pubblici, bisogna rivedere il patrimonio pubblico: 1.800 miliardi che se opportunamente controllato può essere utilizzato per la creazione di strutture abitative”. Capezzone fa notare che sono temi in gran parte contenuti nel programma del popolo della libertà, e che quindi i referendum saranno superflui. Di Pietro ammette: “Su questi temi faremo opposizione costruttiva”. E aggiunge: “Del pacchetto sicurezza noi condividiamo il 50%, ci sono cose importantissime. La norma blocca-processi no, quella deve essere eliminata”. Poi il portavoce di Forza Italia ricorda quanto fatto dal governo finora: “Oggi entra in vigore un provvedimento importantissimo che detassa gli straordinari, toglie l’Ici dalla prima casa. E poi la questione della Tav si è sbloccata, il problema rifiuti è finalmente affrontato con determinazione, dopo anni di disastri”. Ma subito si torna a parlare di giustizia e politica. Capezzone “attende risposte dall’Anm, una parola sul grave conflitto di interessi di magistrati del Csm. Qualcuno – accusa - vuole usare la magistratura per capovolgere il voto: è un comportamento politico di chi sa che non ha la maggioranza dei cittadini. Gli italiani però non ci cascano. Più c’è l’ossessione di Berlusconi, più il Pdl sale nel consenso”. A Di Pietro che borbotta, Capezzone ricorda infine qualche scheletro nell'armadio: i 100 milioni che ottenne in prestito da imprenditori indagati, la “Mercedes” in regalo che l’ex pm avrebbe ottenuto poco prima di lasciare la magistratura, l'uso di garconniere...Di Pietro non replica. Infine Capezzone torna sulla questione intercettazioni: “Sono stati liberati i killer del Gargano, perché non sono state trascritte le loro intercettazioni. Ma come? Quando si tratta di Saccà si ordinano immediatamente le trascrizioni di 8400 intercettazioni, e quando si tratta di killer pluriomicidi ci si dimentica di trascriverle. Queste cose i cittadini le hanno capite”.