Patetico. Eco-insostenibile. Disco rotto. Matto. Definizioni si Silvio Berlusconi di un anno, due anni fa, firmate da un suo implacabile avversario: l’ex presidente della Commissione Attività Produttive della Camera, oggi direttore del “Velino” Daniele Capezzone. «Berlusconi è come Wanna Marchi e Tremonti è il suo Mago do Nascimento», spiegava l’allora segretario del partito radicale il 1° aprile 2006. Avvertendo che «il melodrammone italiano si arricchisce di nuove pagine lamentose: dopo la “cieca di Sorrento” e lo “smemorato di Collegno” arriva lo “sciancato di Arcore”». E profetizzava: «Penso che a difenderlo resteranno in tre: Bondi, Cicchetto e Cornacchine…». Ora, invece, potrebbe toccare proprio a lui difendere il Cavaliere come portavoce del premier a Palazzo Chigi, in caso di promozione ministeriale di Paolo Bonaiuti. E sarebbe fantastico vederlo, durante un vertice con Putin, suggerire al suo capo di informarsi sulle violenze russe in Cecenia come aveva fatto due anni fa a mezzo agenzia: «Sarebbe bene che Berlusconi trovasse il coraggio di porre qualche domanda. Il suo silenzio è triste o umiliante». Salvo poi correggersi: «Lette le dichiarazioni di Berlusconi mi ritrovo a compiangere quel silenzio…». Oppure allenare il premier a parlare in inglese in vista di un viaggio in Usa, per evitare la figuraccia rimproverata dallo stesso Capezzone durante l’ultima visita ufficiale: «Ascoltando il discorso di Berlusconi al congresso americano torna alla mente l’immortale scena di Totò e Peppino a Milano col colbacco, che si rivolgono al vigile: “Noio volevan savuar…”». Per due anni, da parlamentare del centrosinistra, Capezzone ha perseguitato il Cavaliere. Non ne ha fatta passare liscia una. «Berlusconi è un disco rotto: vittimista sempre e garantista a targhe alterne, solo quando fa comodo» (10 aprile 2006). «Berlusconi si scaglia contro il divorzio ed è divorziato, difende la famiglia e ne ha due. C’è da sganasciarsi di fronte a tanta spregiudicatezza e ipocrisia» (6 aprile 2006). «Tremonti è il regista della strategia anti-liberale della Casa delle libertà, al centro della tela di ragno che intrecci gli interessi personali di Berlusconi e la truce linea leghista». «Berlusconi tratta da coglioni gli italiani? Si è fatto una canna». E infine: «Silvio mi ricorda la barzelletta dei due matti in manicomio. Uno dice: “Io sono Mosè e Iddio mi ha dato le tavole della legge”. E l’altro, offesissimo: “Guarda che io non ti ho dato niente!”. Ecco, lui va scritturato per la parte del secondo matto. Per il primo sono in corsa Bondi ed Emilio Fede». Un assedio insomma. Per spezzarlo il Cavaliere ha solo un’alternativa: imbracciare (metaforicamente) il mitra contro il suo persecutore e fargli fare la fine di Biagi e Santoro, oppure assumerlo nel suo staff come portavoce. Inutile dire quale sarà la scelta del giovane Daniele.