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«L'uranio scarseggia, meglio trovare altre fonti»

Testo: 

Renzo Rosei, docente di Fisica a Trieste, frena sull’ipotesi di costruire nuove centrali atomiche

Entro cinque anni, lo ha annunciato il Governo, ci sarà la posa della prima pietra delle nuove centrali nucleari italiane, l'Enel ha già pronto un piano. Renzo Rosei è docente di fisica della materia all'Università di Trieste e tra i massimi conoscitori di energie "pulite". Professore, lei si è laureato nel 1963 con una tesi sul controllo automatico di un reattore. Cosa pensa della politica che porta dritta al nucleare?

«I politici non capiscono la gravità della situazione. In questa materia mi ritengo un laico, non ho preconcetti, tuttavia manifesto notevoli perplessità anche in tema di sicurezza: a Chernobyl e Three Mile Island negli Stati Uniti gli impianti funzionavano benissimo, fu un errore umano a causare le catastrofi. Gli errori umani non potranno mai essere impediti».

Ammettendo per assurdo che tale errore si annullasse, le centrali nucleari sarebbero la soluzione ottimale alla crisi energetica?

«Nel mondo scopriamo un barile di petrolio per ogni quattro che ne consumiamo. Visto che consumiamo energia per 14mila centrali da un gigawatt (quanto Chernobyl), ci vorrebbero più di 200 anni per costruire le centrali necessarie e nel frattempo la richiesta di energia sarebbe aumentata ancora. A quel punto avremmo esaurito anche l'uranio perché non ce n'è molto, potrebbe durare qualche decina d'anni».

Insomma non sembra esserci soluzione.

«In realtà due sono i metodi per far durare più a lungo l'uranio, costruendo reattori "autofertilizzanti" che generano plutonio. Ma il plutonio potrebbe essere facilmente manipolabile, anche con tecnologie modeste. Si immagini il proliferare delle armi nucleari. Il rischio di distruzione del pianeta sarebbe altissimo. Il secondo metodo è quello inventato da Rubbia e riguarda il ciclo del torio. Di torio ce n'è assai di più che uranio, ma per usarlo è necessario creare acceleratori di protoni ad elevatissima efficienza, che non sono di facile costruzione. In questo caso si annullerebbe il problema delle bombe atomiche, tuttavia rimarrebbe la difficoltà legata all'eliminazione delle altre scorie radioattive».

In Italia a fatica si realizzano i termovalorizzatori, pensa che siamo veramente in grado di procedere con le centrali nucleari?

«Temo che per quando in Italia avremo realizzato le centrali nucleari, non ci sarà più uranio. Se non riusciamo più a gestire il problema dei rifiuti o a fare le mozzarelle, come possiamo solo pensare al nucleare? La stessa Francia non riesce a reperire personale specializzato per lavorare nelle proprie centrali».

Tuttavia il problema dell'energia rimane.

«Cinque milioni di persone andranno in cassa integrazione se ci tolgono per sei settimane l'energia elettrica. Noi dipendiamo dall'energia peggio che se fosse eroina. Basta pensare che il costo del petrolio si riversa su tutto, anche sul costo del pane. In America la benzina è più che triplicata e anche da questo è dipesa la crisi dei mutui subprime».

Propone di diversificare le fonti energetiche?

«Sì, ma lasciando da parte il nucleare. Si può iniziare a risparmiare migliorando l'isolamento delle case con materiali nanotecnologici, incentivando i doppi vetri, mettendo i pannelli solari. Lo Stato dovrebbe fare leggi ad hoc e attuare incentivi. Nel contempo si potrebbe supportare la ricerca per individuare sistemi di immagazzinamento di elevate quantità di energia».

Data: 
Domenica, 25 May, 2008
Autore: 
Sara Carnelos
Fonte: 
IL GAZZETTINO
Stampa e regime: 
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