Con l’acidità di chi è al di fuori dell’alleanza, Enrico Boselli spegne le speranze di una rimonta del Partito democratico e dell’Italia dei Valori sul Popolo della libertà: macché partita da vincere al tie-break, Walter Veltroni “sa che il suo avversario è troppo avanti e quindi punta solo a fare arrivare il suo partito il più rafforzato possibile nella sconfitta”. Se nel giudizio di Boselli affiorano rancori per la linea sulle alleanze tracciata da Veltroni (apparentamento con l’Idv, tormentata offerta di accoglienza una pattuglia radicale, no a un accordo coi Socialisti) e la conseguente necessità di competere col Partito democratico per un bacino elettorale parzialmente coincidente, è un fatto che autorevoli sondaggisti - oggi è il caso di Nicola Piepoli - intravedano, sulla base dei trend attuali, una comoda vittoria per il Pdl. Le indagini sul “winner sentiment” attestano che gli italiani, almeno per ora, la pensano allo stesso modo. Uno sfondo che rende lievemente surreale la querelle sul totoministri innescata da Antonio Di Pietro ed Emma Bonino. Il primo ha mal digerito i “veti” posti dai vertici del loft - Veltroni in primis - sull’eventuale nomina dell’ex magistrato a ministro della Giustizia. A nome del Pd, Vannino Chiti ribadisce l’opinione espressa da Veltroni, mentre il responsabile giustizia del partito, Lanfranco Tenaglia, preferisce limitarsi a rilevare che il dibattito è prematuro, anche perché “i ministri li nomina il presidente della Repubblica”. Intanto, però, Di Pietro cannoneggia, non solo su Silvio Berlusconi: il leader dell’Idv abbozza con la stampa estera un programma da Guardasigilli e intuisce negli “inaccettabili” veti espressi dalle file del Pd “il timore che voglia finire il lavoro”. Non proprio un attestato di fiducia nelle ragioni (o nelle passioni) che ispirano le mosse del loft.
Di totoministri si occupa anche Emma Bonino, che dopo una pasquetta lavoro segnata anche da critiche abrasive all’atteggiamento del Pd verso i Radicali rende note - attraverso un’intervista concessa al settimanale Grazia - le proprie preferenze in merito a un eventuale esecutivo Veltroni: “Penso che nel prossimo governo potrei avere il ministero della Difesa. L’avevo già chiesto in questo governo, ma un collega mi fece notare che non ho il fisico... In realtà preferirei il ministero degli Esteri, che probabilmente saprei gestire meglio data la mia esperienza. Ma per ottenere gli Esteri - nota la titolare delle Politiche comunitarie - bisogna mettere sul tavolo un pacchetto di voti, un peso politico che io non ho”. Visti i sondaggi sulle intenzioni di voto, il dibattito sulle aspirazioni ministeriali della Bonino o di Di Pietro rischia svilupparsi attorno a una ipotesi irreale. Più che a prenotare posti a un tavolo governativo attualmente difficile da progettare, gli alleati del Pd mirano forse a marcare le distanze dal principale soggetto del centrosinistra. Una divaricazione destinata a crescere con l’approssimarsi della prospettiva di una vittoria elettorale del centrodestra. Quanto agli umori circolanti in più di un settore interno al Pd, la necessità di serrare le righe in campagna elettorale evita l’apertura del vaso di pandora. Ma Veltroni sa che - soprattutto se il risultato elettorale, anche in caso di sconfitta, sarà inferiore alle attese - neppure i maggiorenti del Pd tarderanno a presentargli il conto.