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Statalismo e servizi essenziali: basta propaganda

Considerazioni sulla polemica marcata dal candidato Sindaco di centro-destra, Gustavo Bomben, inerente al presunto statalismo dell'attuale Giunta, presieduta da Angelo Masotti.

 

 

Ragioniamo sui servizi: ASILI NIDO e CENTRO DIURNO d’assistenza.

 

Argomento ricorrente nella campagna elettorale zoppolana e’ l’accusa che la coalizione di centro-destra fa al presunto statalismo dell’attuale Giunta.
Non e’ mia intenzione soffermarmi sull’uso del tutto improprio del termine statalismo, evidentemente impiegato come parola chiave di una retorica dai vaghi contorni populisti. Credo piu’ opportuno spendere due parole per un ragionamento a carattere generale, che introduca un pensare piu’ lucido e disincantato. Cio’ non vuol dire tecnico, una comprensione approfondita necessiterebbe corpose nozioni di economia che farebbero perdere il senso stesso del blog: informare, ma in modo piacevole.

In linea generale il concetto di statalismo ricomprende tutte quelle politiche che puntano al controllo pubblico sul mercato, sulla produzione e sull’economia tout court. Statalismo sarebbe, tanto per fare un esempio pratico, se il Comune decidesse di acquistare la Tecnolegno o di determinarne le scelte gestionali (dirigismo). Statalismo sarebbe se il Comune decidesse di municipalizzare la Co.Pro.Pa o se avanzasse pretese sulle sue linee di gestione e produzione.
La storia ha inoltre arricchito il concetto di statalismo: da puramente economico a politico-economico. Lo si affianca a teorie politiche fasciste (fascismo in senso stretto, nazional-socialismo) e comuniste (sovietico-bolsceviche fra tutti), nonche’ con la sua deriva (connaturata alle dimensioni) tesa all’inefficienza endemica, generata dalla burocratizzazione selvaggia e mastodontica, capace di creare un apparato spersonalizzato e deresponsabilizzato.

Si puo’ ricomprendere sotto il concetto di statalismo la gestione diretta, da parte del comune, di servizi essenziali come possono essere gli asili nido e i centri per anziani?

Non esiste una risposta univoca. Ma credo entrino in campo altri fattori che meritano essere citati. In primo luogo, ritengo sia ineludibile che l’istituzione comunale si prenda carico di gestire in modo trasparente e pragmatico servizi essenziali di dignita’ e cura. Le necessita’ di cui si fanno carico questi dispositivi sono primarie per qualsiasi famiglia, e proprio in ragione di cio’, assolutamente non trascurabili dall’autorita’ municipale. Farsi carico di un servizio non e’ sinonimo di spreco, e non sottende solamente al semplice gesto del “dare”. Farsi carico di un servizio e’ innanzi tutto ascoltare, capire e assumersi una responsabilita’ chiara. In poche parole, responsabilizzarsi agli occhi di tutta la comunita’: questa e’ democrazia.
Cio’ non legittima minimamente una presenza omnicomprensiva nel settore servizi e nell’economia generale. Questo ragionamento e’ possibile solo se legato all’erogazione di un servizio di qualita’ ed efficiente, lontano, tanto per essere chiari, dalle derive sopracitate.
Le alternative sono varie: privatizzazione, concessione ecc ecc, ma il Comune si allontanerebbe ancora di piu’ dalla sua societa’. Deresponsabilizzandosi non solo da un punto di vista meramente finanziario, ma soprattutto da quello etico, che chiama in causa i principi statutali stessi.

 

 

Continua...

 

Francesco Saraceno