Il Partito democratico è chiamato anzi tempo ad affrontare una sfida elettorale in cui parte obiettivamente svantaggiato. La scelta di Veltroni di non allearsi con l'estrema sinistra è giusta perché non avrebbe senso legare l'immagine di un partito nuovo - che vuole rappresentare una Italia moderna, progressista e riformista - a quella di partiti che si ripropongono, oltre 60 anni dopo l'invasione dell'Ungheria e il rapporto Kruscev e dopo quasi venti dalla caduta del muro di Berlino, di "rifondare il comunismo". Ma l'idea di "correre da solo", puntando sulla novità di questa scelta dopo anni di coalizioni raccogliticce e rissose, va perseguita con buon senso e stando attenti a non perdere per strada pezzi di elettorato.
Non si spiega dunque la netta chiusura ai socialisti e ai radicali e ai loro simboli. Per dire in estrema sintesi cose ben note ai lettori del Riformista, i socialisti, con tutti i loro limiti, sono infatti gli eredi del Psi, cui la storia ha dato ragione rispetto al Pci. Al Partito socialista italiano il nostro paese deve la sola stagione vera di riforme economiche, sociali e civili, quella del primo centrosinistra di Nenni e di Lombardi. I radicali, dal canto loro, sono stati, assieme ai socialisti, i protagonisti di una serie di battaglie - vittoriose: cosa rara nella vicenda politica della sinistra - che vanno dal divorzio all'aborto alla recente moratoria sulla pena di morte: una "missione impossibile", quest'ultima, il cui merito va soprattutto a Marco Pannella e al suo partito. Socialisti e radicali, inoltre, sono stati e sono il simbolo della laicità dello Stato, mai come oggi messa in discussione dalla irniente ingerenza del Vaticano e dei suoi "ascari" politici.
È per catturare qualche voto cattolico in più che Veltroni non vuoi sentir parlare di socialisti e radicali? Se sì, sarebbe un calcolo non solo meschino ma anche sbagliato, dato che i cattolici oltranzisti, oltre a diverse opzioni elettorali a destra, ne hanno ora anche una a sinistra: la "Cosa Bianca", benedetta dal Vaticano anche perché guidata dal capacissimo organizzatore del Family Day.
Se per correre da solo Veltroni pensa di dover gettare nello stesso calderone della sinistra comunista i socialisti e i radicali, forse è meglio che il leader del Pd rifletta con calma. Una cosa può darla per certa (parlo per me stesso ma garantisco che tutti coloro con cui ho discusso - e sono molti -faranno la mia stessa scelta): se Veltroni confermerà questa sua scelta, nessun socialista e nessun radicale voterà per il Pd. Soprattutto se all'idea del correre da soli si ammetterà di fare una eccezione per Di Pietro e per il simbolo della sua Italia dei Valori. Di Pietro - che tra l'altro è stato uno dei ministri più rissosi del traballante governo di Prodi - è infatti per noi tutti il simbolo del più vieto giustizialismo. A parte il fatto che egli, come documentarono i giornali dell'epoca, predicava bene e razzolava assai male.
I socialisti e i radicali, uniti nella Rosa nel Pugno, ottennero alle ultime elezioni il 2,5% dei voti: un risultato obiettivamente modesto, che tuttavia fu risolutivo per consentire al centrosinistra una sia pur risicata vittoria. Il Pd può permettersi di rinunciare a quei voti? Può consentire che essi vadano persi, se socialisti e radicali decideranno di presentarsi da soli e non supereranno le soglie di sbarramento? Ma, soprattutto, come può pensare, senza di loro, di essere davvero il partito nuovo per i cittadini progressisti, riformisti e laici; e come può spiegare ai socialisti europei questa inverosimile esclusione?
Da decenni, ormai, la politica italiana non smette di deludere e amareggiare chi nella politica ha creduto. Abbiamo visto trasformismo indecoroso, incapacità di governo, corruzione dilagante e tanti errori di strategia (anche da parte dei socialisti e dei radicali). Ma un errore come quello che si prefigura speriamo di non doverlo vedere. Se Veltroni ha qualche minuto libero, segua il mio consiglio: legga, o rilegga se lo ha già fatto, almeno qualche brano de La lode del dubbio di Bertolt Brecht: «Sono coloro che non riflettono a non dubitare mai... Non credono ai fatti, credono solo a se stessi... Se occorre, tanto peggio per i fatti... Gli argomenti li odono con l'orecchio della spia».