L’Italia si sta spaccando sui temi i bioetici e c'è chi teme che, se una destra vittoriosa innesterà la retromarcia legislativa verso il medioevo, «gli italiani si ribelleranno», come dice la ministra Livia Turco facendosi uscire il fiato (La Stampa). Nelle stesse ore, all’Auditorium di Roma, il presidente Scalfaro diceva della Costituzione: «Parlare di religione di stato è una bestemmia. Lo stato non ha religione. Lo stato è laico: me lo hanno insegnato non i massoni, ma i preti a catechismo» (l'Unità, fascia rossa). Infine, mentre il papa proclamava a San Pietro «Difendere la vita prima della nascita», Carlo Casini, Movimento per la vita, diceva.che i medici uccidono i prematuri mettendoli fuori della finestra (deve aver letto in gioventù L’Innocente di D'Annunzio); e a Cassino Ferrara e Binetti venivano contestati da studenti contrari alla guerra contro "Le donne senza voce" (Miriam Mafai, la Repubblica). Dove l'unica cosa misteriosa è perché mai le donne abbiano perso la voce (quella propria, intendo, non quella nostra).
La stessa cosa si porrebbe dire dei liberali del Pd: ma c'è una differenza, le donne sono metà della popolazione italiana, e se s'incavolano saranno i loro persecutori a finire stavolta sulla graticola; i liberali, invece, sono flatus vocis, e anche se s'incavolano non succede niente, salvo la fine del "pluralismo" del Pd. Naturalmente, i senza voce rendono più veristica l'opinione del clericale Liberal, edito da Adornato. Egli stima che nella civiltà cristiana c'è una parentesi di tre secoli, quelli dell'Illuminismo, e all'interno di quella parentesi ce n’è una più piccola, i 50-100 anni dell'Italia liberale: un niente, per di più già concluso, nei 1600-1700 anni del dominio cristiano dell'Italia. Sicché il problema vero è ora chiudere la parentesi grande, appunto l'Illuminismo. «Quante se ne devono fare per mangiare», sentivamo dire da bambini. Forse è per questo che al franco dispiegarsi di tesi clericali (manca solo, ma aspettate dopo le elezioni, che dalla 194 si passi al divorzio), fa riscontro il mutismo degli eredi di Baslini, di Fortuna, tutti impegnati - dicesi in sala stampa - ad assicurarsi un altro posto in parlamento. Pannella sostiene che per quei posti c'è un veto su di lui: «Coerentemente dubito - ha detto infatti la senatrice Binetti - che ci possa essere omogeneità programmatica coi radicali» (Corriere della sera). Non v’e dubbio, infatti alla Binetti non c'è da obbiettare. Ma a Bianco, Maccanico, Zanone, D'Amico, Amato, Bassanini, Salvati, e agli alti che sono o si dichiarano liberali, il veto sembra "coerente"? Restiamo in attesa.