All’indomani del consiglio fiume, Marzio Strassoldo auspica di riuscire a trovare un accordo fino a febbraio e ribadisce: «Non mi dimetto»
Schiaffo agli ex alleati: «Se ne vanno? Occasione per revisionare la struttura della giunta»
Neppure le dimissioni in massa degli assessori riescono a scuotere il presidente della Provincia, Marzio Strassoldo, che all’indomani della riunione fiume del consiglio ribadisce: «Non mi dimetto». E come farà a lavorare con una giunta a pezzi? «Verificherò – risponde – se ci sarà l’occasione per revisione la struttura dell’esecutivo». Strassoldo, insomma, è pronto a ridistribuire le deleghe restituite dall’assessore tecnico Riccardo Riccardi (An) e dagli assessori che siedono anche tra i banchi dei consiglieri Fabio Marchetti, Renato Carlantoni e Daniele Macorig di Alleanza nazionale, Enio Decorte (Udc) ed Enore Picco (Ln).
«Non mi dimetto perché io non intendo scegliere di mandare a elezioni anticipate la Provincia e di mandare a casa 30 consiglieri» fa notare il presidente, convinto che «l’interruzione di un mandato temporale deve essere deciso congiuntamente». Il presidente, senza tessere di partito in tasca, finito, a suo dire, nel mirino dei partiti anche per questo, spiega che i consiglieri hanno due strumenti per dichiarare chiusa la vicenda: votare la sfiducia o dimettersi contestualmente in 16.
Strassoldo, però, non può non far notare le difficoltà emerse nell’ultima seduta del consiglio tra i banchi della maggioranza che non è riuscita a fare quadrato sulla sfiducia perché, precisa il presidente, «molti consiglieri non hanno intenzione di andare a casa». A questo punto l’ex rettore continua a guardare avanti. «Vediamo – afferma – di trovare la strada per ricomporre il patto del 2006 che comprendeva quattro forze del centro-destra, l’area autonomista e laico riformista. Si tratta di trovare le forme per ricomporre gli obiettivi programmatici da portare avanti fino a febbraio quando assumerò una decisione per le elezioni regionali e scatteranno le dimissioni 90 giorni prima dell’appuntamento elettorale».
Nonostante la Cdl sia in frantumi, la giunta abbia perso quasi la metà dei suoi componenti, Strassoldo è pronto a rilanciare la sua dichiarazione letta in apertura di consiglio. «Per me resta quello – ripete – speravo già l’altro giorno di trovare un’ampia convergenza. Anche perché se devo presentarmi alle regionali vi sono diverse prospettive: o divento un patrimonio che viene speso nel centro-destra o la mia posizione potrebbe essere diversa. Non sono di sinistra quindi non andrò mai con il centro-sinistra, si tratterà di vedere se l’accordo con la destra ci sarà o, se al contrario, andremo incontro a una divisione di percorsi».
Il presidente respinge anche l’affermazione del capogruppo leghista, Stefano Teghil, secondo il quale «Strassoldo in cambio delle dimissioni avrebbe voluto un posto in vista delle regionali». «Falso» replica lo stesso Strassoldo, tant’è che ascolterò la registrazione per valutare se sarà il caso di intraprendere qualche azioni per tutelare la mia onorabilità. L’ex rettore, insomma, va avanti per la sua strada. Anche ieri ha partecipato agli eventi organizzati dalla Provincia e ha trovato il tempo per tenere i contatti con le varie componenti della maggioranza. «Con una maggioranza che ha governato bene per 6 anni e mezzo ci sono contatti continui – conferma –, non si vede perché debba risolversi solo perché sono in corso turbolenze nazionali. Noi intendiamo rispondere al mandato degli elettori che viene continuamente riconfermato dall’appoggio della gente».