Il ministro: non è un interesse di Ankara, ma dell’Europa. Il governatore: vantaggi per tutti
Il titolare del Commercio con l’estero ribadisce la posizione italiana sull’adesione del grande paese islamico ma chiede che prosegua sulla strada delle riforme sollecitate da Bruxelles: «Ognuno deve fare la propria parte»
TRIESTE. «Accelerare l’ingresso della Turchia nell’Unione europea non è un interesse dei turchi, ma in primo luogo dell’Europa». Il ministro del Commercio con l’estero, Emma Bonino, ha ribadito la posizione italiana riguardo l’adesione di Ankara all’Ue: l’Italia - ha detto intervenendo al forum “La Turchia in Europa” organizzato dall’associazione “Europa Cultura” e moderato da Gianpaolo Carbonetto, giornalista del “Messaggero Veneto” - ritiene necessaria un’accelerazione delle procedure che dovrebbero portare la Turchia all’interno dell’Europa, superando le resistenze di alcuni paesi membri.
Il ministro si è confrontato sul tema dell’ingresso della Turchia in Europa con il presidente della Regione Riccardo Illy e con il vicepresidente del partito di maggioranza Turco Akp, Egemen Bagis. In primo piano soprattutto la necessità per Ankara di accelerare l’iter delle riforme chieste dall’Unione europea, su tutte - ha detto Emma Bonino - l’abolizione del reato di opinione e i provvedimenti sulla libertà religiosa, ma si è parlato anche delle riserve ancora presenti in Europa riguardo l’ingresso nella Comunità di un paese a maggioranza islamica. Si tratta di un dialogo complesso, ha detto il ministro, ma che va affrontato tenendo sempre presente l’importanza economica e politica per l’Europa di coinvolgere uno Stato come la Turchia, con un’economia in pieno sviluppo, 70 milioni di abitanti, e con rapporti economici già consolidati con l’Italia, e in particolare con il Friuli Venezia Giulia.
«Bisogna ricordare - ha detto Emma Bonino - che l’Europa non è una cittadella religiosa, ma un progetto politico: l’adesione della Turchia all’Unione europea non ha trovato ostacoli, ma alcune resistenze di tipo politico che però - ha aggiunto - non ritengo costituiranno un blocco». Ognuno deve fare la propria parte, ha spiegato il ministro: gli Stati membri europei dovranno trovare un punto d’incontro per superare le resistenze di paesi come la Francia, ma, ha aggiunto rivolta al rappresentante di Ankara, «anche voi dovete venirci incontro, attuando le riforme richieste, e tenendo presente che la Turchia non è Malta. Si tratta di un paese di grandi dimensioni, a maggioranza musulmana, che conterà parecchio nella Commissione e nel Parlamento. E’ quindi normale che il dibattito su questi tema sia complesso».
Il ministro ha ricordato le resistenze sorte ai tempi degli altri allargamenti avvenuti, quelli alla Spagna, al Portogallo e alla Grecia, e quello successivo a Est, tutti preceduti da timori «comprensibili, ma che si sono rivelati assolutamente ingiustificati». Quello turco, insieme a quello balcanico, «rappresenta uno dei dossier a medio termine» per l’allargamento dell’Unione europea: «Dobbiamo continuare a spiegare all’opinione pubblica e ai partner le motivazioni, non solo economiche, ma soprattutto geopolitiche, per cui é interesse in particolare per l’Europa avere la Turchia con noi, agganciata - ha concluso - in modo istituzionale a pieno titolo».
A favore dell’ingresso della Turchia in Europa si è espresso anche Riccardo Illy, che auspicato l’avvio di una «campagna d’informazione sulla realtà della Turchia», paese con un’economia che «cresce a livelli tumultuosi, paragonabili a quelli della Cina, in grado di dare un’ulteriore spinta alla competitività interna all’Unione, rendendola quindi più competitiva sul mercato globale». Il presidente della Regione ha anche ricordato come Ankara possa fungere da punto d’incontro e di dialogo con gli altri Paesi islamici del Medio Oriente, proprio grazie alla sua natura di «paese laico, nonostante la maggioranza della sua popolazione sia di religione musulmana. L’allargamento - ha aggiunto - sarebbe un beneficio sul piano economico ma soprattutto sul piano politico internazionale».
Nel corso dei lavori sono stati ricordati i rapporti economici fra la Regione e la Turchia: attualmente sono 130 le imprese del Friuli Venezia Giulia che hanno rapporti con lo stato anatolico e nei primi sette mesi 2007 il porto di Trieste ha registrato l’imbarco e lo sbarco di 167 mila Tir turchi. Riguardo i tempi di adesione, Emma Bonino ha ricordato che «per ognuno dei paesi membri entrare a far parte dell’Europa comporta sempre un periodo di circa 10 anni: per la Turchia non ce ne vorranno di meno, ma a livello politico per l’Europa conta essere fedeli alla parola data».