di Sergio Bolzonello (*)
In questi giorni il Gazzettino propone l'interessante tematica delle aperture domenicali degli esercizi commerciali, siano essi i grandi centri commerciali o i negozi all'interno della città. Su questo argomento, sollevato nei giorni scorsi dal Vescovo di Pordenone monsignor Ovidio Poletto, è ripreso un dibattito che si era interrotto dall'approvazione dell'ultima legge regionale in materia di commercio. Un dibattito che ha sempre visto lo scrivente dalla parte di chi chiedeva alla Regione Fvg interventi per limitare il numero di aperture domenicali, assieme al Presidente dell'Ascom, Alberto Marchiori, ai sindacati e a chi ha a cuore l'equilibrio di una società che va di giorno in giorno smarrendo alcuni capisaldi della vita comune a scapito di un modello di vita che non è assolutamente sostenibile nel lungo periodo.
Spiace quindi leggere interventi come quello sul Gazzettino del 25 ottobre del Radicale friulano Stefano Santarossa che volutamente confonde la posizione dello scrivente con quella della Chiesa e mi attribuisce ricerche di consenso nei confronti dei "teodem rutelliani" in vista di future elezioni politiche.
La posizione della Chiesa di Concordia Pordenone parte, com'è giusto che sia, da presupposti religiosi per arrivare ai problemi sociali che il fenomeno crea e sarà il Vescovo stesso, se lo vorrà, a partecipare ulteriormente il Suo pensiero. La mia posizione parte da una visione "liberale" della società, visione che condanna il "liberismo attuale" che è esattamente il contrario del "liberalismo" e che si pone domande sul futuro di questa società e su come si possa affrontare, dentro le regole del mercato, il tema di una crescita che sia veramente sostenibile da tutta la comunità e dal pianeta in cui viviamo.
Perché questo è il vero interrogativo non del domani, ma dell'oggi: questo modello di sviluppo è ancora valido per tutto il pianeta e soprattutto per noi? In questa domanda ci sta tutto, dalle chiusure domenicali, agli stili di vita che portano le persone più deboli a indebitarsi per cercare chi sa cosa; al libero mercato che non è più quello del secolo scorso, ai temi ambientali.
E infine è vero, come sostiene Santarossa, che sono in contrasto con quanto approvato dalla Giunta Regionale in materia di aperture domenicali, perché - contrariamente a quanto afferma Lui - credo che tenere aperto la domenica non centri nulla con la libera concorrenza, ma anzi favorisca solo chi ha le risorse per poterlo fare. I cittadini hanno giovamento dalla pluralità di punti commerciali, non dal fatto che la domenica ci sia un'apertura totale.
Il dibattito è aperto, sapendo bene che quella sulle aperture domenicali è solo una piccola parte di un ragionamento ben più ampio che non può più essere eluso, volenti o nolenti.
(*) Sindaco di Pordenone
Commenti
Veltronismo
Mi è sembrato di leggere un articolo di Veltroni.
Soprattutto la frase: "La mia posizione parte da una visione "liberale" della società, visione che condanna il "liberismo attuale" che è esattamente il contrario del "liberalismo" e che si pone domande sul futuro di questa società e su come si possa affrontare, dentro le regole del mercato, il tema di una crescita che sia veramente sostenibile da tutta la comunità e dal pianeta in cui viviamo."
Che significa? Qual è la visione liberale di Bolzonello? Quella di imporre la chiusura o quella di far in modo che chi vuole apre e chi non vuole tiene chiuso? Perché impedire ad un cittadino di fruire di un servizio commerciale in un giorno che magari è l'unico che può utilizzare per far spesa? Deve restare per forza a casa a vedersi Domenica In?
Ormai la parola "liberale" è diventata un sinonimo di tutto e del contrario di tutto.
Ritengo che le priorità di un'amministrazione comunale debbano essere ben altre.
Veltronismo.
D'altronde si sa ormai molto bene che il veltronismo è tutto e niente, ovvero molto fumo e pochissimo arrosto, o no?
PS. Chi di voi crede sul serio che alle prossime politiche, 2008 o al più tardi 2009, il PD di Veltroni si presenti da solo senza l'estrema sinistra per favore alzi la mano.
Daniele