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«Ho sbagliato e mi scuso con tutti i friulani»

Testo: 

Strassoldo rassegna le dimissioni ma spera di non doverle confermare. Centrosinistra compatto: «Bisogna andare subito al voto»

Dimissioni sì, quelle che ieri il presidente della Provincia, Marzio Strassoldo, ha presentato dinnanzi al Consiglio provinciale presente al completo e a un folto pubblico. Ma non ancora esplicitamente irrevocabili. «Rassegno oggi le mie dimissioni da presidente - ha detto infatti -, certo che il mio operato ad un esame sereno risulterà improntato agli interessi della Amministrazione e della Comunità friulana che essa rappresenta».Era atteso al primo appuntamento ufficiale dell'assise, dopo la bufera scoppiata a seguito della divulgazione del contratto che egli aveva sottoscritto nel febbraio 2006 con l'ex vicesindaco di Udine, Italo Tavoschi, nel quale gli prometteva un incarico dirigenziale a fronte dell'appoggio in campagna elettorale, e la sua dichiarazione è giunta all'inizio del Consiglio, dopo che lo stesso aveva approvato il cambio dell'ordine del giorno.

Su un punto Strassoldo è stato chiaro: «Mi scuso con il Consiglio provinciale e con tutta la Comunità friulana». Ha ammesso pure che «l'errore è stato fatto e dallo stesso si devono trarre le debite conseguenze». Ma ha aggiunto poi che «si deve dare il tempo per chiarire tutta la situazione, sia nei suoi aspetti giuridici, sia per quanto riguarda le dimensioni politiche dell'accaduto». Strassoldo è anche pronto a «chiarire le eventuali responsabilità dal punto di vista giuridico, che comunque - si è detto convinto il presidente dimissionario - già sappiamo non sussistere né dal punto di vista penale né da quello amministrativo o lavoristico o civilistico, giacché nessun atto di applicazione dell'accordo è mai stato posto in essere».

L'intervento del presidente è stato ascoltato in silenzio dalla sala gremita. Un brusio si è levato dai banchi dell'opposizione solo quando Strassoldo ha detto che nel corso del suo mandato «mai sono stati attuati interventi di assunzione di persone per meri criteri di appartenenza politica o non giustificati da specifiche esigenze di servizio».

Per il centrosinistra è già tutto chiaro e non restano che le elezioni anticipate. «È una giornata triste. Risparmiate ai cittadini e all'ente 20 giorni di umiliazioni», ha detto il capogruppo dei Ds, Cristiano Shaurli, riferendosi al lasso di tempo che il presidente dimissionario ha per cambiare idea. «Sono umiliato e preoccupato - ha aggiunto - di essere accostato a questo modo di fare politica».

Deciso anche il capogruppo della Margherita, Aldo Burelli: «La liceità politica dell'atto sta nella decisione che andranno a prendere i cittadini, i giudici degli amministratori pubblici». Necessità di andare ad elezioni anche per Giordano Menis (Sdi) e per Carmelo Siracusa (Rifondazione).

Dai banchi della maggioranza, il capogruppo dell'Udc, Andrea Mansutti, rivolgendosi a Strassoldo ha detto di «credere che le dimissioni le porterai a compimento. I partiti hanno ripreso in mano la situazione». Il capogruppo leghista Stefano Teghil ha chiarito «che la Lega terrà la posizione assunta dai nostri vertici. L'accordo sottoscritto non rientra nella logica della nostra politica». Per Renato Carlantoni (An), «questo accordo ha svilito la vittoria elettorale chiara e netta del Centro-destra». Pur ribadendo che ciò che è accaduto «è grave», ha anche sottolineato di «non accettare che si levino solo le voci di condanna». E ha attaccato, l'esponente di An, «gli amici di ieri che ora inveiscono sul nemico di oggi».

Forza Italia, con il capogruppo Piero Mauro Zanin, ha detto che quelle di Strassoldo «sono dimissioni senza sconti. E' stato un atto che non può essere giustificabile». Ha anche sottolineato che da «un anno c'era ormai uno scollamento tra la maggioranza e il suo presidente». Ed è anche per questo - non solo per il caso-Tavoschi - che i partiti del centrodestra hanno invitato il presidente a dimettersi. Zanin però ha chiesto che ora «la maggioranza sia sfidata sulla coerenza tra il programma elettorale e la guida della Provincia. Lo sbocco potrà essere nelle elezioni - ha concluso -, ma i prossimi 20 giorni siano di riflessione». Non ha preso la parola invece Valeria Grillo, la consigliera con delega alla Cultura che dovrebbe essere la vittima predestinata in caso di Strassoldo-bis.

Data: 
Martedì, 2 October, 2007
Autore: 
Antonella Lanfrit
Fonte: 
IL GAZZETTINO - Udine
Stampa e regime: 
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