Lega eAn avevano chiesto esplicitamente la rinuncia alla carica, mentre l’Udc aveva ritirato i suoi assessori. Ora il leader tenterà di ricucire con le forze politiche del centrodestra
Partiti in pressing, arriva la dichiarazione del presidente della Provincia.Maci sono 20 giorni di tempo per l’eventuale Giunta-bis
Incalzato dai partiti della sua stessa coalizione, Marzio Strassoldo ha deciso di dimettersi. Lo farà già domani, dopo l'approvazione degli equilibri di bilancio da parte del consiglio provinciale. Decisivo in questo senso è risultato il colloquio di ieri sera tra il presidente e due big di Forza Italia, il coordinatore regionale Isidoro Gottardo e il capogruppo Piero Mauro Zanin.
Vicenda chiusa allora, si va al voto in primavera? Forse sì, forse no. La mossa del presidente è chiaramente un passo indietro, ma è anche l'unico modo per provare a ricostruire giunta e coalizione. La legge assegna infatti al presidente dimissionario 20 giorni di tempo per poter cambiare idea. E quelle tre settimane scarse potrebbero essere utilizzate per cercare una ricucitura. Lo si deduce dalle stesse parole dettate all'Ansa da Strassoldo alle 21.22 di ieri: «È necessario un chiarimento di fondo - premette il presidente - affinché la situazione venga serenamente valutata». Tradotto dal politichese significa "parliamone, cerchiamo una via d'uscita". Poi Strassoldo annuncia che rassegnerà le dimissioni e si «rimetterà al giudizio della coalizione che mi sostiene (che mi sostiene e non "che mi sosteneva", ndr) nella certezza che i miei atti saranno giudicati in modo obiettivo e non strumentale». Tutto questo per preservare l'istituzione e la coalizione «da ogni negativa strumentalizzazione». Il presidente si dice anche pronto a collaborare con la magistratura per «chiarire i fatti, nella certezza che il mio operato risulterà pienamente conforme alla legalità».
Queste parole indicano la speranza di Strassoldo di poter ricominciare, chiaramente su basi diverse da oggi. Che potrebbero assomigliare molto alle tre condizioni di cui abbiamo parlato nei giorni scorsi: rinuncia alle ambizioni regionali (lista con Dipiazza e De Anna), allontanamento di Valeria Grillo, pubbliche scuse. La giunta bis ridarebbe insomma centralità ai partiti. C'è dunque una parte del centrodestra -che spera di riuscire a completare il mandato, evitando il ritorno alle urne in primavera.
COLLINO, LINEA DURA.Ieri però, nelle dichiarazioni che si sono rincorse per tutta la giornata, è prevalsa la faccia severa del centrodestra. Il senatore Giovanni Collino di An in mattinata aveva chiesto le dimissioni di Strassoldo entro la giornata, minacciando in caso contrario un'esplicita mozione di sfiducia: «Il presidente dovrà prendere atto di non poter più contare su una maggioranza». Collino reputa «inaccettabile e non condivisibile» il comportamento tenuto dal presidente di Palazzo Belgrado, eppure al tempo stesso il senatore non può fare lo struzzo: «Sappiamo tutti come funziona la politica. Nel senso che gli accordi pre-elettorali sono sempre stati fatti, dall'impero romano in poi, quindi nessuno stupore da falsi ingenui». Non vuole condannare nessuno Collino («Non è nostra abitudine mettere sull'altare qualcuno né mettere alla gogna altri»), parla semplicemente di errore: «Strassoldo ha commesso un errore, umano, umanissimo, che qualsiasi altro politico poteva commettere, come qualsiasi lavoratore, nello specifico campo, rischia di commettere».
CICCHITTO E IL BOOMERANG.Di «boomerang molto negativo e preoccupante, che per di più arriva in un particolare clima del Paese» aveva parlato ieri mattina il vice-coordinatore nazionale di Forza Italia, Fabrizio Cicchitto, a margine del congresso cittadino del partito. «Condanniamo fatti e metodi che non appartengono alla nostra cultura - ha ribadito Isidoro Gottardo nel suo intervento -. Tocca al presidente Strassoldo e non a noi - ha aggiunto - fornire eventuali chiarimenti e restituire alle istituzioni e ai cittadini, se possibile la normalità». Caustico Ferruccio Saro, che ha definito Strassoldo «un dilettante allo sbaraglio. Gli accordi sono sempre esistiti, ma non di questa fatta». Sornione, ha anche aggiunto: «Non ha imparato la prima regola di un politico, mai scrivere».
LEGA E UDC.Secca anche la richiesta di dimissioni che era arrivata da Claudio Violino, coordinatore provinciale del Carroccio, dopo l'incontro con il commissario regionale della Lega Manuela Dal Lago: se Strassoldo non si fosse dimesso, il Carroccio avrebbe ritirato il sostegno alla maggioranza. Mentre l'Udc in giornata comunicava, con il segretario provinciale Alessandro Tesolat, «di aver già ritirato gli assessori dalla giunta Strassoldo». Ulteriore mossa in attesa delle dimissioni del presidente che sarebbero arrivate in tarda serata.
TRAVANUT ANTI-GOTTARDO.Il capogruppo Ds in consiglio regionale respinge in modo secco le critiche del forzista Gottardo alla giunta Illy, che avrebbe "ricompensato" gli amici con alcuni incarichi: «Se lui ha elementi probanti in mano, vada in Procura... La differenza è chiara: Tavoschi aveva un collegamento politico con Strassoldo, mentre Illy ha dato incarichi a persone singole, si vedrà poi negli anni se hanno lavorato bene o male».