You are here

Provincia, scatta l'inchiesta della Procura

Testo: 

Il presidente minimizza e parla di attacchi politici. Udc e Lega verso la richiesta di dimissioni. Ma si lavora a una via d’uscita intermedia

Il contratto pre-elettorale fra Strassoldo e Tavoschi al centro di accertamenti del Pm, che acquisisce le carte

La Procura della Repubblica di Udine ieri ha aperto un fascicolo sull'election-story Strassoldo -Tavoschi. L'ha deciso il procuratore capo Antonio Biancardi, che segue in prima persona la delicata questione, dopo aver analizzato in particolare un allegato all'incartamento ricevuto sull'intesa che ci sarebbe stata tra il presidente della Provincia di Udine Marzio Strassoldo e l'ex vicesindaco Italo Tavoschi. Intanto il presidente della Provincia, che ieri a Pinzano ha celebrato l'asse con Pordenone, esclude l'ipotesi di dimissioni e parla di una strategia politica contro la più grande amministrazione provinciale retta dal centrodestra in regione.

I partiti che lo sostengono però non sono d'accordo. Qualcuno - come l'ex presidente della Regione Roberto Antonione, di Forza Italia - invoca esplicitamente le dimissioni. Qualcun altro, a livello provinciale - dove la patata è bollente perché sia in caso di sfiducia sia in caso di dimissioni si tornerebbe a votare per la Provincia nella prossima primavera - lavora a un'ipotesi "intermedia": Strassoldo resterebbe in sella ma dovrebbe scusarsi pubblicamente, rinunciare alle ambizioni politiche in Regione e togliere le deleghe a Valeria Grillo. Una presidenza sotto tutela, insomma.

Si scusi pubblicamente per l'accordo scritto con Tavoschi. Rinunci alle velleità politiche in Regione. Tolga le deleghe a Valeria Grillo. Sono queste le tre condizioni che il centrodestra provinciale starebbe per sottoporre a Strassoldo. Atti drastici che alcuni dei maggiorenti della Casa delle libertà considerano l'unica possibile via d'uscita per il leader di Palazzo Belgrado e la sua coalizione, da due giorni sotto assedio mediatico dopo che è venuto alla luce il patto pre-elettorale stipulato con Italo Tavoschi.

Anche ieri il centrodestra ha vissuto una giornata di passione: telefonate, vertici, sondaggi. I partiti del centrodestra in Provincia sanno che - qualunque cosa scelgano di fare - rischiano grosso. Visto che il presidente esclude le dimissioni, mandarlo a casa di forza comporterebbe l'arrivo di un commissario e l'addio totale al Palazzo, oltre che il voto anticipato nella prossima primavera, incerto dopo una simile tempesta. Se viceversa lasciano Strassoldo in sella, i partiti del centrodestra rischiano di finire travolti assieme a lui e di indebolire tutta la coalizione in vista del voto in Regione nel 2008.

Ecco allora che ieri si è fatta strada un'ipotesi intermedia: rinnovare la fiducia a Strassoldo ma depotenziarlo, tenerlo in qualche modo sotto controllo, chiedendogli un passo indietro sui tre fronti di cui si diceva: l'accordo con Tavoschi, la Regione e Valeria Grillo. Peraltro la consigliera era da tempo nel mirino di influenti esponenti della maggioranza e - se non fosse scoppiato il caso del patto pre-elettorale - nei corridoi del Palazzo si dava per probabile una richiesta formale di sfiducia nei confronti della giovane esponente autonomista, sotto accusa per il Gri-day, l'attacco ai dipendenti della Provincia e il comportamento alla cena dei vip. I big della maggioranza stavano pensando di toglierle l'incarico di vicepresidente del Consiglio.

LEGA: DIMISSIONI OPPORTUNE. Tutta la coalizione, a dispetto della tranquillità del suo leader, vive ore di intensa fibrillazione. La Lega Nord, di fatto, ha la lancia in resta. «Oggi faremo il punto con il commissario politico Dal Lago - conferma il segretario provinciale Claudio Violino - e prenderemo in considerazione anche la sfiducia al presidente». La stessa Dal Lago, del resto, conosciuto l'accaduto, ha commentato: «Un fatto pesantissimo, ne parlerò con chi di dovere». Se non con Umberto Bossi, molto probabilmente con Roberto Calderoli. «La questione è grave - aggiunge Violino -. Più che chiedere le dimissioni di Strassoldo, sarebbe opportuno che fosse lui a darle. Nonostante il presidente minimizzi la faccenda, relegandola a questioni di campagna elettorale, resta il fatto che l'accordo esiste e lui non l'ha negato».

L'UDC: LINEA DURA. Propensa alla linea dura anche l'Udc, che ieri sera si è trovata per il Comitato provinciale e ha convocato la Direzione provinciale per domenica mattina. «Decideremo la posizione da assumere lunedì in Consiglio provinciale - spiega il coordinatore regionale Angelo Compagnon - e al momento non escludo alcuna ipotesi. Il voto di scambio per contratto - aggiunge -, la dice lunga sull'antipolitica dei partiti da una parte e sulla presunta santità delle liste civiche dall'altra». Anche Alessandro Tesolat, segretario provinciale dei centristi cattolici, ritiene che certe prediche vengano dal pulpito sbagliato: «La tempesta riguarda due persone espressione di quel mondo civico che spesso e volentieri dice di essere migliore dei partiti... Quel che è successo è di una gravità eccezionale e se il presidente minimizza è ancora più grave. Sarebbe più corretto che ammettesse di aver sbagliato». Nella serata di ieri in comitato provinciale prevaleva l'intransigenza verso il comportamento di Strassoldo, foriera di una probabile richiesta di dimissioni.

ANTONIONE AL PEPE. «È un problema sanitario, di politico non vedo niente...». È caustico Roberto Antonione, senatore di Forza Italia ed ex coordinatore nazionale degli azzurri. «A questo punto - prosegue - le dimissioni mi sembrano il minimo, mi auguro che il mio partito prenda le distanze da una cosa del genere».

MALATTIA E IL PECCATO MORTALE. «Se una volta era peccato mortale vendere le indulgenze, oggi per un laico è ancor peggio vendere impieghi pubblici in cambio di voti». Bruno Malattia, capogruppo de "I Cittadini per il presidente" in Consiglio regionale, la prende alla larga per ribadire quello che, da politico avvezzo per professione al foro, aveva detto a caldo: «Per Strassoldo la scelta obbligata sono le dimissioni. Sarei strabiliato se le cose restassero come sono». Si tratta di una questione politica, ma non solo. «Se sono senz'altro condivisibili le osservazioni del Procuratore di Udine nella parte in cui ammonisce che non tollererà un utilizzo strumentale di azioni giudiziarie in sede penale per raggiungere obiettivi di natura politica - sottolinea infatti Malattia -, pareva molto più discutibile la sua prima affermazione secondo cui il caso non avrebbe presentato sospetti di natura penale. Letto il documento sottoscritto tra Strassoldo e Tavoschi, il caso si commenta da sé».

IL NO COMMENT DEI SINDACATI. Non si sbilanciano le rappresentanze sindacali dei dipendenti provinciali. «E' una vicenda che certo non mette in buona luce l'ente - osserva il presidente Rsu, Giandaniele Zoratto -, ma questa è una vicenda politica in cui non intendiamo entrare».

Data: 
Sabato, 29 September, 2007
Autore: 
Francesco Antonini, Antonella Lanfrit
Fonte: 
IL GAZZETTINO - Udine
Stampa e regime: 
Condividi/salva