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Elezioni, inchiesta sulle firme: dieci indagati

Testo: 

La Procura ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini che erano state aperte nella primavera del 2006 dopo la segnalazione di alcuni cittadini

L’atto è stato ricevuto anche dal presidente della Provincia Marzio Strassoldo. Le reazioni a caldo

La Procura della Repubblica ha notificato l'avviso di conclusione delle indagini per l'inchiesta aperta sull'ipotesi di irregolarità riguardo alle firme elettorali di alcune liste che era stata avviata nel marzo del 2006, dopo la segnalazione di alcuni cittadini. Sono dieci gli indagati ai quali il sostituto Alina Rossato ha fatto consegnare l'atto e tra di essi è incluso anche il presidente della Provincia di Udine, Marzio Strassoldo. Gli altri sono: Renato Carlantoni (An), ex assessore e attuale sindaco di Tarvisio; Diego Volpe Pasini (Sos Italia), consigliere comunale, di Udine; Luigi Padrone, di Cervignano; Paride Cargnelutti (Fi), vicepresidente della Provincia, di San Giorgio; Gianfranco Leonarduzzi dei radicali, di Udine; Renato Antonelli (Ds) consigliere provinciale, di Cervignano; Ado Colosetti di Trivignano; Cristiano Lesa (Margherita), presidente della I circoscrizione cittadina, di Udine; Elisetta Moretti (Ds) ex consigliera provinciale, di Gonars.

È stata una maxindagine, molto simile a quella del 1995, e ha comportato da parte delle squadre della Pg dei carabinieri, della polizia e della Finanza l'ascolto di innumerevoli testimonianze, eppure c'è una differenza di fondo, dovuta alla modifica delle leggi elettorali del 2004 (in seguito di nuovo inasprite) che per eventuali violazioni ammorbidisce di molto le pene, limitate a un'ammenda da 500 a 2000 euro (la scelta di un'oblazione varrebbe a estinguere il reato). I casi da accertare erano diversi: dalle firme non riconosciute a quelle autentiche ma rese altrove o non a un pubblico ufficiale. E diverse le posizioni individuali.

«Sapevo dell'indagine ma non sono mai stato sentito, cado dalle nuvole» spiega il presidente Strassoldo. «Il venerdì prima delle elezioni, in mia presenza, sono state raccolte delle sottoscrizioni a favore del partito radicale che aveva chiesto disperatamente aiuto. Suppongo che chi ha firmato fidandosi di me, e non mettendomi in relazione con i radicali, possa non aver compreso, non ricordarsi. Vedremo di che firme si tratta».

«Sono più di dieci anni che autentico firme sempre allo stesso modo. Sono serenissimo e sorpreso» afferma Renato Carlantoni. «La giustizia fa il suo corso ma io non ricordo nulla, anche perchè non c'è nulla di particolare da ricordare».

«Non ho capito cosa ritengono di avere rilevato e vedremo agli atti se si tratta di qualcosa di sostanziale o di aspetti formali» interviene Renato Antonelli che potrebbe produrre una memoria difensiva attraverso il proprio legale. «Certo non ho falsificato firme nè carpito la buona fede di alcun cittadino» aggiunge.

Diego Volpe Pasini lo giudica un problema di democrazia: «Se qualcuno intende presentarsi alle elezioni, non ha eletti nelle istituzioni e mi chiede di autenticare io autentico. Il dilemma è rischiare l'illecito o impedire a una lista di prendere parte alle elezioni - dice - Per i partiti che hanno un apparato e che già controllano la politica la raccolta è semplice, per gli altri difficile e costosissima: un autenticatore costa 100-150 euro al giorno». Volpe Pasini si rivolge agli elettori chiamati a render dichiarazioni: «È stata una valanga di persone e non finirò mai di chieder scusa per il disturbo ma non mi pento assolutamente».

Data: 
Sabato, 15 September, 2007
Autore: 
Patrizia Disnan
Fonte: 
IL GAZZETTINO - Udine
Stampa e regime: 
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