di RENZO TONDO*
DIBATTITO
È ben vero che ad agosto anche la politica va in ferie, ma l’intervista rilasciata qualche giorno fa da Emma Bonino, esponente radicale e ministro per il Commercio con l’estero del governo Prodi, nel merito dei rapporti commerciali con la Cina e delle libertà politiche e individuali, induce a più di qualche valutazione. Mi permetto di ricordare che nell’89, all’epoca dei fatti di piazza Tienanmen (ero giovane vicesindaco socialista di Tolmezzo) venni incaricato di svolgere la commemorazione dei caduti per mano dei nazifascisti a Malga Pramosio, in Carnia.
E già in quell’occasione il tema delle libertà per il popolo cinese fu al centro del mio intervento. Nei giorni successivi evidenziai all’allora ministro degli Esteri, il socialista Gianni De Michelis, il disagio dei giovani del nostro partito in quanto, a nostro avviso, non veniva fatto abbastanza dal governo italiano per isolare la dittatura di Pechino, colpevole di aver massacrato i giovani studenti che si battevano per maggiori diritti e più ampie libertà. In poche parole chiedevamo un embargo commerciale verso l’economia della Grande Muraglia.
Quasi vent’anni dopo la ex “pasionaria” radicale Emma Bonino, nell’intervista al quotidiano della Confindustria, trasferitasi ora al più comodo scranno governativo e inserendosi a pieno titolo nel solco della “realpolitik”, si dichiara contraria a qualsiasi sanzione nei confronti del governo dei gerarchi comunisti cinesi, annunciando candidamente «che i rapporti tra Italia e Cina non sono mai stati così buoni e che le nostre esportazioni in Cina sono aumentate del 25 per cento nel 2006». Bei tempi quelli in cui i radicali, ed Emma Bonino in particolare, si battevano contro le repressioni dei Falun Gong e i dissidenti cinesi venivano invitati e ospitati ai congressi radicali nel corso di meravigliosi happening sui diritti civili e le libertà individuali. Paradossale, poi, la coerenza tra l’impegno con cui i radicali si battono contro la pena di morte e i “buoni rapporti” con un paese, la Cina appunto, che fa , da sola , il 95 per cento delle esecuzioni capitali nel mondo! Ovviamente tutto questo ha la sua brava contropartita: l’ingresso trionfale della ministra nella business community del made in Italy a fronte del contestuale abbandono dell’impegno libertario ed emancipatore. Il governo di Pechino intanto, a un anno dall’inizio delle Olimpiadi, non solo non mantiene le promesse di maggiore libertà fatte al Comitato olimpico internazionale, ma la polizia usa il pretesto dei Giochi per estendere le carcerazioni senza processo. Su tutto ciò, ovviamente, la Sinistra, né quella riformista né quella massimalista, apre bocca. Evidentemente è molto più conveniente girare lo sguardo verso l’Atlantico e occuparsi delle malefatte “yankee”. Per i giovani cinesi vittima della dittatura il Caruso di turno non ha tempo da perdere... Vuoi mettere un Biagi o un Treu?
* Parlamentare di Fi