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NE' DI DESTRA, NE' DI CENTRO, NE' DI SINISTRA

Testo: 

Non è stato difficile, per noi di LibMagazine, definire il minimo comune multiplo di liberalismo che potesse unirci, sotto quel Lib- della testata, nella diversità che ciascuno – penso di poterlo dire a nome di tutti noi – gelosamente intende custodire. Dirò di più, e lo dirò con la leggerezza che uno non si aspetterebbe in un editoriale – perché l’editoriale dev’essere serissimo e un po’ grave, dicono – dirò che abbiamo definito questo minimo comune multiplo nel concetto di laicità.

Però – e questo è il bello in una stagione della politica italiana che vede dichiararsi laici un po’ tutti, pure i preti, ma solo lungo il gradiente minimo-massimo della soggezione verso il Vaticano – però, dicevo, noi abbiamo voluto dare a laicità il senso meta-storico che il termine ha tratto dalla storia: laicità come estraneità dalla logica delle costruzioni ideologiche. Non solo anticlericalismo, dunque. (Be’, sì, siamo anticlericali anche nel senso più ristretto del termine, ma non vorremmo che la laicità si esaurisse in quello. E dunque…) E dunque laicità come sinonimo di anticlericalismo (giacché clero e laico sono dicotomici in radice), ma chiarendo: contro ogni chiesa, cioè contro ogni costruzione ideologica. Cioè: liberali contro ogni tipo di stato etico – fascista, comunista, cattolico… Liberali nel campo dell’economia e in quello dei diritti civili, nel campo della bioetica e in quello della politica estera. Richiamo l’attenzione sulle congiunzioni in corsivo: noi di LibMagazine pensiamo che non si possa essere libertari senza essere liberisti, o viceversa. Un libertario che storce il muso al liberismo non è un liberale: è un fricchettone un po’ sfigato. Un liberista che storce il muso al matrimonio gay o alla liberalizzazione delle droghe non è un liberale: è un conservatore cui frizza il cuore a immaginare il dinamismo del mercato libero, immaginandone l’utile. Essere liberali – scriveva Mario Missiroli – è tremendamente arduo e penoso. Sottinteso: per chi pensa che le costruzioni ideologiche siano misura dell’uomo. Che l’uomo sia a misura di costruzione ideologica.

Anche quando atee – vedi il caso del comunismo, che ha eretto un dio dopo averne abbattuto un altro (in realtà: pensando di averlo abbattuto) – le costruzioni ideologiche sono chiese e hanno bisogno di un dio: c’è una verità rivelata (cioè il portato ideologico); c’è la struttura che la regge e la nutre (cioè la comunione di coloro che difendono l’ideologia e le si dànno interamente, anima e corpo, pubblico e privato, giacché un’ideologia è sempre tendenzialmente totalizzante); c’è un corpo dirigente che sente di aver avuto una chiamata (di essere stato investito, di essere quel momento di eccellenza della grazia che si esalta in un carisma, di essere dunque – con una legittimità tratta dall’investimento della grazia – corpo dirigente, équipe di chierici, quelli nella stanza dei bottoni, la crème de la crème); e c’è il gregge democratico (perché anche un’ideologia di genere autocratico – o aristocratico, o oligarchico – ha una qualche contezza del gregge nel continuum comunitario).

Senza voler togliere a quanto dico la serietà che merita, ma solo per liberarlo da ogni possibile sacralizzazione retorica, lo dirò scadendo nella volgarità della politica corrente: di fronte al collasso delle strutture portanti di quelle categorie (sinistra, destra, centro) in cui si sono mosse le più potenti costruzioni ideologiche del XX secolo (comunismo, fascismo e magistero sociale della Chiesa di Roma), noi di LibMagazine troviamo indispensabile smarcarcene. Lo dirò per quanto mi riguarda, e nel modo che mi riguarda: i liberali non sono di sinistra, non sono di destra e non sono di centro. Possono trovarsi a sinistra, a destra o al centro, ma solo a volerceli vedere, cioè ad avere gli occhi che guardano ancora dall’interno di quelle costruzioni ideologiche. Questo – comprenderete – sarà importante dirlo per dipanare tutte, prima ancora di intrecciarle, quelle questioni di polemica politica che dovessero investirci.

In qualche modo ci hanno già investito, con l’aver affidato a Daniele Capezzone la direzione politica di questa rivista on line. Il percorso politico di Daniele Capezzone ci è sembrato sostanzialmente coerente con quella laicità che ponevamo come minimo comune multiplo del nostro essere liberali, almeno sotto quel Lib- della testata. Impossibile definire Daniele Capezzone di destra, di sinistra o di centro – io mi son detto: “Perfetto, ecco quel liberale che può far diventare LibMagazine, da una rivista on line, un luogo di riflessione, ma anche di elaborazione; di critica, ma anche di costruzione e di iniziativa”.Certo, avere la grana di qualche oscura lobby alle spalle sarebbe il massimo, saremmo forti come il New York Times, e tutto sarebbe più facile. Non è così, per il momento, e pazienza. Continueremo – come abbiamo già fatto per questi primi numeri – ad analizzare politica e attualità, economia e cultura con lo strumento di quella laicità che renderà difficile definire di sinistra, di destra o di centro il metodo analitico.

Facile a dire il perché: è il metodo liberale, è il metodo laico che rifiuta la lente del chierico, foss’anche del chierico d’una chiesa diversa da quella di Roma. Dell’utopia comunista, diluita in questa o in quella socialdemocrazia riformista. O dello stato organico, dal più stantio dei monologhi di Menenio Aprippa, al più populista dei corporativismi. E sia chiara una cosa, simpatetica agli attacchi subiti da Daniele Capezzone in casa radicale da qualche tempo in qua, ma tanto e già nostra da farcelo scegliere come direttore politico, e proprio in relazione a quegli attacchi: noi di LibMagazine non siamo settari e odiamo il settarismo. Come dire, intendiamo allargarci, cercheremo di non esaurirci nella testimonianza.

Data: 
Martedì, 26 June, 2007
Autore: 
Luigi Castaldi
Fonte: 
LIBMAGAZINE
Stampa e regime: 
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Commenti

Ma Luigi Castaldi non è, per caso, la stessa persona che qualche tempo fa ha lasciato il partito in aperta polemica sulla sua linea politica? Attendo lumi a proposito.
Dopo, parere mio, riguardo l'appartenenza politica di Daniele io la vedo in un ottica di una destra liberale, libertaria e liberista, in pratica un Cameron, un Sarzoky, di un Aznar, di un Giuliani o di un Thompson, tanto per fare alcuni esempi dopo, è chiaro, che qua siamo in Italia e certi modelli politici non sono di certo così facilmente esportabili ma la sua linea di tendenza politica mi sembra sempre più rivolta verso una destra moderna, laica e liberale in ogni caso, anche su questo, il dibattito è ovviamente apertissimo, ci mancherebbe.
Daniele