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Spunta l'ipotesi del referendum

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TRIESTE - Non sarà una mediazione facile, quella che il coordinatore Ettore Romoli si è visto affidare ieri dai forzisti del Friuli-Venezia Giulia per chiudere nell'arco di due settimane l'accordo sulla nuova legge elettorale. Oggi s'insedia il comitato ristretto, ma già trapela la possibilità che i Ds puntino a raccogliere le firme per portare la maggioranza alla difficile prova di un referendum popolare sulla riforma.
Ma anche altre forze di opposizione giudicano la maggioranza costretta in un vicolo cieco. «Risulta difficile creddere ai proclami che giungono dal palazzo regionale sul fatto che la nostra regione, forte della propria autonomia, deve avviare quei processi di modernizzazione necessari per competere non solo con le regioni contermini, ma anche con i Paesi confinanti», spiega per esempio l'esponente radicale Gianfranco Leonarduzzi. «L'esempio, semmai ce ne fosse ancora bisogno, giunge dal dibattito sulla legge elettorale. Oggi scopriamo che anche la maggioranza si trova in un vicolo cieco. Confusi e sbandati i componenti del governo regionale sono costretti a barattare fra loro alcuni punti per trovare una soluzione unitaria. A questo punto, viste anche le proposte di modifica - prosegue l'esponente radicale - non possiamo che accertare definitivamente i passi indietro che questa regione vuol fare. Per paradosso, speriamo che il vergognoso dibattito al quale assistono i cittadini friulani spinga i legislatori fuori tempo, in modo da votare alle prossime regionali con un sistema che affidi ai cittadini la responsabilità di accollarsi la scelta del proprio governatore, punendo gli ipocriti, gli affaristi, i barattatori, attraverso i principi della democrazia diretta, ovvero il Tatarellum».
Ma la contesa politica sulla riforma elettorale ha rinfocolato gli animi anche tra i veritici di An e dei Ds. «La sinistra suona sempre il medesimo spartito». Adriano Ritossa, capogruppo di An, replica al collega diessino Tesini sulle sue linee politiche rimandando al mittente le critiche sulla mancanza di una linea politica. «Vuole capitalizzare politicamente la Margherita», scrive in una nota: «Ma Mastella è stato chiaro: "Non staremo dietro a quell'autodidatta della politica che è Violante", Rutelli, ormai leader solo di se stesso, sa solo sparare sulla maggioranza, e non c'è una componente della Margherita che non sia gelosa della propria identità, e accetti di unirsi in un suicidio collettivo nelle braccia dei Ds, anch'essi ormai in ordine sparso».

Data: 
Martedì, 25 September, 2001
Autore: 
Fonte: 
MESSAGGERO VENETO - Regione
Stampa e regime: 
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