L’imbarazzo della scelta, fra Ballarò e Porta a Porta. Così, a naso, ci è sembrato migliore il primo e un po’ al rallentatore il secondo. Ma andiamo con ordine. Dopo la piazza vera, sorbiamoci quella di Vespa che, a ben vedere assomma in sé il ruolo di terza Camera e quello di ulteriore Stanza, di compensazione: mediaticogiudiziaria. Peraltro, eravamo sicuri di andare a colpo sicuro, con “Porta a Porta”, ovverosia con la nuova puntata sui “Pedofili” di Rignano, titolo oramai consolidato del vizio assurdo e vagamente ignobile della Tv di impadronirsi di una storia ad alto tasso d’improbabilità giudiziaria pur di incominciare un nuovo format, visto che quello vecchio di Cogne è finito. Invece c’erano i Dico e la “piazzetta” gestita da Vespa ha fatto del suo meglio per riassumere l’evento di Piazza San Giovanni parallelo a quello, un po’ più minuscolo, di Piazza Navona. Diciamolo subito: non è stata fra le migliori performance vespiane e nemmeno solo per colpa sua, visti i presenti che, pure non sono andati in escandescenze, anzi.
Il fatto curioso stava, come sempre, in certi dettagli politici, in alcune nuance laiciste e il loro contrario. La vera novità stava nel fatto che la migliore è stata la Roccella, il che, detto da un laico suonerebbe a proprio disdoro se non fosse che tutto l’andamento della trasmissione ha messo in difficoltà proprio il lato laico, il lato Dico, a cominciare dalla ministra Pollastrini in gravi ambasce ma sempre col sorrisino stampato di chi la sa lunga. Perché le ambasce gravi ministeriali? Perché si accaniva terapeuticamente a difendere i Dico e qualsiasi tipo di famiglia, gay compresi, pur di nascondere l’evidenza, invero tragica per lei e questo governo, che i Dico sono stati affossati proprio dalla Piazza e, a latere, dalla lucida Roccella, portavoce della medesima. Sono cose che capitano, e tuttavia la Pollastrini dovrebbe almeno farci la cortesia di dimettersi, se non subito, appena capirà al di là di ogni ragionevole dubbio, che i Dico sono andati in cavalleria. Altro dettaglio l’ha offerto il pur dignitoso Boselli, costretto da copione ad iperlaicizzarsi col rischio di finire fuori strada e fra le grinfie di un Bondi non del tutto fuori tema.
La domanda che è sorta in noi, davanti al dettaglio boselliano è: ma perché avete chiuso la Rosa nel Pugno? Perché questa fine coi radicali, visto che dite le stesse cose? Urge, sul tema, nuova puntata di “Porta a Porta”. O magari anche di “Ballarò” dove, invece, le cose sono andate meglio. Intanto c’era un ministro Bersani meno accanito della Pollastrini, più affabulatore, emiliano doc, conciliante, privo di acuti e, semmai, non alieno a porgere ascolto ad una Michela Brambilla che ha svolto dignitosamente un compito non semplice, quasi fosse una sorta di portavoce, anche in ragione delle lodi sperticate in suo onore, quasi fosse (e forse lo è) Unta dal Signore. Il fatto è che la Brambilla stona soprattutto nel look di una capigliatura selvaggiamente rossa, il che però non le impedisce di non perdere il filo del ragionamento evitando, soprattutto, certe cadute di stile sloganistiche tanto care agli yes men/women intorno al Cavaliere. E’ riuscita persino a dare dei punti a quella vecchia volpe televisiva di Gasparri. E, rispetto alla Pollastrini da Vespa, è lei che ha vinto, ai punti. Brambilla, la new entry...
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B&B
Brambilla e Bersani ospiti fissi a Ballarò. Floris ha un contratto con loro?