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CAPEZZONE IN CITTÀ «Basta privilegi se vogliamo far sopravvivere le piccole imprese»

Testo: 

Cronaca in diretta della morte delle piccole aziende nostrane. A redigere il necrologioè stato il presidente provinciale di Confartigianato, Carlo Faleschini, che ha suonato il campanello della sopravvivenza delle imprese di famiglia. Non poteva esserci occasione migliore della visita di Daniele Capezzone, presidente della Commissione Attività produttive della Camera, per formulare un appello e un aiuto da parte della Confederazione.

Non è andato per il sottile Faleschini e ha indicato quelle venti aziende aperte dagli immigrati e iscritte nella Camera di commercio di Udine come il nervo scoperto di un processo che non può essere lasciato all'improvvisazione. Che cosa voleva dire? «La manodopera extracomunitaria che s'inserisce nella nostra zona non è né qualificata, né specializzata». Ilde profundisera sotteso al discorso: «Le piccole aziende sono destinate a morire?», si è chiesto Faleschini, mentre il presidente della Provincia, Marzio Strassoldo, si scagliava contro «le strutture associative che detengono tutti i privilegi, quando invece dovrebbero essere gli enti pubblici a gestire le funzioni pubbliche, oppure si dovrebbe lasciare spazio al libero mercato».

Mai intervento fu più gradito ai radicali, che hanno organizzato l'incontro alla Camera di commercio, tanto che Gianfranco Leonarduzzi ha fatto proprie le osservazioni di Strassoldo e ha annunciato una mozione con cui la Provincia potrebbe fare pressing a livello nazionale nella battaglia per "disarcionare" gli ordini professionali.
Leitmotiv caro anche al radicale Stefano Santarossa («Basta con le posizioni corporativistiche»). Da parte sua l'ospite d'onore, Capezzone, ha iniziato a bocciare su vasta scale l'operato del Governo di centrosinistra, inserendo nella lista nera le tasse e la burocrazia: «Si devono tagliare subito le tasse e non semplicemente di unozero virgola». La pagella è del tutto insufficiente: «Il centro-sinistra avrebbe dovuto mostrare più coraggio, e invece è stato vittima della sua timidezza». Altro fronte incandescente: i Dico. Di chi è la responsabilità? «È Romano Prodi l'autore del caos sui Dico: prima c'erano alcune proposte parlamentari, poi è stata presentata una proposta di legge pessima. Insomma questo governo ha messo la questione sul binario morto del Senato».

Data: 
Domenica, 18 March, 2007
Autore: 
Irene Giurovich
Fonte: 
IL GAZZETTINO - Udine
Stampa e regime: 
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