Siamo sinceri. Marco Pannella poteva fare di meglio. Poteva aspettare che un ministro venisse picchiato dai colleghi per riprenderlo col telefonino. Invece ha peccato di fretta; ed è riuscito solo a trasmettere su Radio Radicale un pezzo di discorso prodiano sulla priorità di «formazione, lavoro, famiglia», e probabilmente anche la signora Flavia, annoiata, ha cambiato stazione. Però in qualche modo Pannella è avanti. Più avanti di altri ospiti della Reggia che la verticite (o sindrome da vertice con agenda altisonante) ha apparentemente fatto regredire. Per dire: un asciutto rifondarolo valdese come Paolo Ferrero ha fatto dichiarazioni a raffica sulla non-necessità di un rimpasto come un pasciuto democristiano d'antan; un'aggiornatissima ministra con gran uso di mondo come Giovanna Melandri ha.detto che tutta l'attività governativa deve essere vista «con l'occhiale giovani»; sensatissimo, ma roba da servizio da tv privata anni 70 sui «ggiovani» dell'indimenticato e ultimamente rimesso in giro Ecce Bombo di Nanni Moretti. E via così. Il Pannella no. Il Pannella, ultrasettantenne, si è quasi qualificato per entrare nella generazione You Tube (quasi, se faceva un video col cellulare e lo metteva online diventava un eroe del Web). Ha fatto quel che fanno i ragazzi ai concerti (e ai convegni), i giornalisti evoluti quando hanno fretta, i cronisti per caso quando capitano nel mezzo di un fattaccio o di un evento. Ha mostrato come non esista solo il file sharing, la condivisione di brani audio e video; anche il vertice-sharing, finché non ti beccano, è possibile. E certo, ha avuto ragione Antonio Di Pietro a dirgli che aveva commesso una scorrettezza. Però. Però — l'ha appena detto con forza un ottantenne di riconosciuta intelligenza e misura, il presidente Giorgio Napolitano — la distanza tra politica e cittadini si allarga sempre più. Però — si leggeva ieri in un'intervista allo scrittore John Le Carré — ormai «la verità sta da una parte e la percezione pubblica della verità da un'altra». Così anche le birichinate, le provocazioni pannelliane, a qualcosa servono. Ad accorciare le distanze, a far sentire di cosa parlano i leader, magari a far sentire che non dicono granché, a incontri del genere. Comunque, c'è da scommettere che succederà ancora. Se poi accadrà mentre un leader dice qualcosa di non vago sarà anche più interessante, anche se sarà una scorrettezza, francamente.