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«L' Italia cambierà marcia con la Cina Ma per i diritti umani ci vuole tempo»

Testo: 

IL GOVERNO. VISITA IN CINA «Con l' India abbiamo un interscambio che è un decimo di quello con Pechino. Inaccettabile. A febbraio andremo anche lì». BAMBINI Anche in Europa nell' 800 i bambini lavoravano. Più il Paese si apre più ci sarà contaminazione di democrazia

Il ministro Bonino:«Un Paese che offre grandi opportunità per noi»

ROMA - «L' Italia sarà partner della Cina nel suo processo di sviluppo perché è interesse della comunità internazionale che questo avvenga in maniera responsabile». E poi i diritti umani. «Certo ne parleremo ma ci vuole tempo, anche in Europa nell' 800 i bambini lavoravano e in condizioni disumane». Emma Bonino, ministro del Commercio internazionale, ex commissario europeo e storica combattente radicale, spiega il senso della missione italiana in Cina: «Un primo passo per cambiare marcia, poi andremo anche in India». Perché è con Cindia, l' acronimo che ormai indica il più grande mercato del futuro con oltre due miliardi e mezzo di consumatori, che le nostre imprese dovranno misurarsi. L' Italia è il fanalino di coda. «È patetico che la Cina sia stata spesso dipinta in Italia soprattutto come una minaccia sul piano economico. È invece un Paese che presenta opportunità straordinarie. I cinesi di oggi amano, come tutti, lo stile di vita ed i prodotti italiani: il problema è trovarli sul mercato! I cinesi bevono caffè grazie alla americana Starbucks, vanno matti per la pizza, ma si devono accontentare della Hut, adorano il design dei nostri mobili e poi trovano solo Ikea, e la rete di distribuzione più presente è Carrefour. Forse è il caso che tutti noi, imprenditori in testa, ci diamo una svegliata». Resta il problema dei diritti umani, Amnesty International ha fatto un elenco impressionante di violazioni «Sappiamo bene che la Cina è primatista mondiale di esecuzioni capitali, membri di movimenti religiosi - tra cui cristiani, musulmani uiguri e buddisti tibetani - vengono perseguitati, nei campi di rieducazione (i famigerati laogai), maltrattamenti e torture sono all' ordine del giorno. Per non parlare della libertà di informazione, o della negazione dei più elementari diritti sindacali. Il governo italiano è ben consapevole di questa situazione e quindi, come detto dal presidente Prodi, non mancherà di porre il tema sul tavolo dei colloqui politici. E lo farà con piena convinzione». Lei dei diritti civili ne ha fatto una ragione di vita. Non la imbarazza ora dover gestire i rapporti economici con un Paese che fa lavorare milioni di bambini? «Non mi imbarazza, alla fine dell' 800 anche da noi lavoravano i bambini. So bene che nelle fabbriche cinesi sembra di essere in un racconto di Dickens. Però il potere non riesce più a controllare tutto. Wal Mart, per esempio, ha dovuto subire un aumento salariale dal sindacato locale. No, non mi imbarazza anche perché non vedo alternative. Che facciamo, la bombardiamo? E poi credo ci vorrà tempo: più il Paese si apre, più i cinesi girano, più guarderanno le televisioni, più ci sarà contaminazione di democrazia». Il primo ministro Wen Jiabao ha ripetuto, anche l' altro giorno, che prima viene l' economia poi la democrazia. «Lo sviluppo aiuta l' evoluzione della democrazia ma se accompagnato da riforme, da una maggiore apertura della società, dal pluralismo politico e dalla certezza del diritto». Ma fino a quando la democrazia verrà dopo? «Questo è il problema. Se lo scontento diventa maggioranza, ci sarà una pericolosa deflagrazione. Saprà guidare la Cina questa transizione in modo armonioso?» Lei cosa prevede? «Rispondo usando una bella metafora di un mio amico cinese. La Cina è come se fosse una pentola a pressione senza valvola. O qualcuno, nelle vesti di un sindacato, di un vero pluralismo politico, la mette o il rischio di un' esplosione sociale è molto forte». Perché le autorità bloccano Google e Internet in genere? «Un tentativo di controllo. Sono convinti che la strada giusta sia l' apertura graduale». Incontrerà anche qualcuno dell' opposizione? «Non sarà facile. Il mio compito è seguire la parte economica, e poi i miei contatti sono tutti esuli. Il protocollo comunque non lo prevede, è una missione molto istituzionale». Quali sono i danni diplomatici fatti dal governo Berlusconi tra "bambini bolliti" e i superdazi della Lega? Ci sono ancora code o la polemica è chiusa? «Gaffes a parte, è l' analisi della rilevanza strategica del fenomeno Cina che mi pare fosse errata nell' approccio del governo precedente. Non credo vi siano stati danni rilevanti alle relazioni bilaterali, diciamo che c' è stata una battuta d' arresto. I cinesi sono osservatori estremamente sofisticati delle vicende politiche ed economiche altrui, e misurano i rapporti fra Paesi in decenni, se non in secoli. La cosa più grave è un' altra». Non aver capito il ruolo dell' Asia? «Esattamente. L' ex maggioranza se l' è presa con la Cina e non ha compreso il fenomeno indiano. Con l' India noi abbiamo un interscambio che è un decimo di quello con Pechino. Inaccettabile. Ma l' India è una democrazia avanzatissima e dobbiamo recuperare. A febbraio faremo una missione anche lì». IL PROGRAMMA Incontri istituzionali, sull' industria e le imprese La delegazione italiana, guidata da Romano Prodi e da Luca di Montezemolo, presidente di Confindustria (nella foto), sarà in Cina dal 13 al 18 settembre. La visita comprende un forum sull' industria a Nanchino, incontri su piccole e medie imprese a Canton, colloqui con il presidente e il premier cinesi a Pechino.

Data: 
Domenica, 10 September, 2006
Autore: 
Bagnoli Roberto
Fonte: 
IL CORRIERE DELLA SERA
Stampa e regime: 
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