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«In città non serve un nuovo carcere»

Testo: 

Visita al "Castello" del deputato della Rosa nel Pugno Sergio D’Elia. Con l’indulto sono stati scarcerati 20 detenuti

«Se verrà rispettata la legge Gozzini l’attuale struttura è sufficiente. No a impianti in periferia»

«Il nuovo carcere di Pordenone? Non serve e non è certo una priorità». Gela tutti il parlamentare della Rosa nel Pugno, Sergio D'Elia, membro della commissione Giustizia e segretario dell'Associazione "Nessuno tocchi Caino", in città per una visita al Castello. Come se non bastassero tutti i problemi già esistenti, ultimo dei quali la bocciatura della gara da parte della Commissione Europea, ora anche da parte di un rappresentante della maggioranza di Governo arriva uno stop ad un progetto che - ironia della sorte - è in piedi da circa 25 anni. Eppure Sergio D'Elia, ieri a Pordenone insieme a Stefano Santarossa dei Radicali e a Elisabetta Zamparutti è stato chiarissimo. «Non servono nuove strutture. Anzi, il carcere di Pordenone proprio perchè integrato nel tessuto cittadino ha svolto la sua funzione molto meglio rispetto ad altre strutture sradicate dalla realtà sociale e inserite in un contesto periferico. A Pordenone - è andato avanti - l'integrazione tra i detenuti, i servizi sociali dei Comuni, le Associazioni e l'amministrazione penitenziaria ha garantito che si creasse un clima favorevole».
Sarà anche così, ma quello che conta è come è ridotto il Castello. Celle piccole, tanti detenuti, impossibilità a svolgere ogni tipo di iniziativa utile al reinserimento e grosse difficoltà anche per le guardie carcerarie. Per D'Elia, però, i presupposti sono cambiati. Con l'indulto. «Dalla struttura carceraria di Pordenone - spiega - con il provvedimento legislativo sono stati rimessi in libertà 20 detenuti e altri 2 -3 usciranno tra poco. Questo ha comportato il fatto che attualmente ci siano 63 detenuti a fronte dei 53 previsti da regolamento. La situazione, dunque, è decisamente migliorata e potrebbe essere ancora migliore se gli strumenti legislativi venissero fatti funzionare bene. Penso alla legge Gozzini: una corretta applicazione di questa norma garantirebbe al carcere del capoluogo di non essere più sovraffollato e quindi di poter svolgere appieno alla sua funzione senza la necessità di realizzarne uno nuovo». Il parlamentare della Rosa nel Pugno va avanti. «Allo stato attuale nella sezione dei detenuti comuni la situazione è vivibile. Ce ne sono 18 con quattro celle. I letti a castello non sono tutti occupati e c'è lo spazio sufficiente». Discorso diverso, invece, per i detenuti "protetti", quelli che sono accusati (o sono stati condannati) per reati sessuali. «Su questo fronte - è andato avanti D'Elia - le cose vanno peggio. I detenuti sono 45 e le celle disponibili sono 9. Ma il problema è un'altro: Pordenone è l'unica struttura deputata ad ospitare i "protetti" praticamente dell'intero triveneto e per questo ci sono problemi di sovraffollamento. Ritengo, però, non sia necessario costruire un nuovo carcere, basterebbe affrontare il problema cercando anche altre sedi». Ma come la mettiamo se gli effetti dell'indulto tra qualche mese si esaurissero e al Castello dovessero tornare i 70 - 75 detenuti che c'erano solitamente? «L'ho già detto - ha concluso il parlamentare - l'applicazione della legge Gozzini, alcune nuove norme legate alla cancellazione della Bossi - Fini e alla depenalizzazione delle droghe leggere e di alcuni reati connessi all'uso di droghe pesanti, risolverebbero la situazione e non ci sarebbe bisogno di altre carceri. Tantomeno a Pordenone dove voglio ricordare che la direzione penitenziaria ha fatto un ottimo lavoro e sono convinto che continuerà ad andare avanti su questa strada». C'è da aggiungere che allo stato attuale sono detenute al Castello 3 persone in regime di semilibertà, 36 stranieri e 25 con sentenze passate in giudicato. Tredici, infine, i detenuti tossicodipendenti.

Secca la replica del sindaco Sergio Bolzonello, dopo le dichiarazioni di Sergio D'Elia. «Credo sia una follia quanto dichiarato. Evidentemente quando ha visitato il carcere di Pordenone D'Elia non si è accorto dello stato in cui si trova: aveva gli occhi girati da un'altra parte. In caso contrario si sarebbe accorto che non c'è lo spazio, nè per i detenuti impossibilitati a fare ogni tipo di attività legata al reinserimento, nè per gli stessi agenti penitenziari che stanno facendo salti mortali per poter operare. Non capisco proprio come abbia potuto fare affermazioni del genere anche a fronte del fatto che da anni si stanno muovendo tutti per arrivare alla realizzazione di un nuovo carcere, compresi i parlamentari dei due schieramenti opposti. Per quanto ci riguarda - ha concluso - il Comune farà quanto nelle sue possibilità per arrivare nei tempi più brevi possibile ad avere una nuova struttura».

Data: 
Martedì, 29 August, 2006
Autore: 
Loris Del Frate
Fonte: 
IL GAZZETTINO - Pordenone
Stampa e regime: 
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