IL CASO / «Rinuncio a chiedergli un milione di euro per danni, ma ci ha fatto soffrire». Nel libro, stampato a Ceppaloni, attacchi ai figli e alla moglie
«Diciamo che sarò clemente di nome e di fatto, e che Leopoldo Parente io e la mia famiglia lo perdoniamo perché siamo dei signori. Ma resta il male gratuito e ingiustificato che ci ha fatto». Parola di Clemente Mastella. Il ministro della Giustizia vorrebbe così scrivere la parola fine alla querelle che si è aperta sulla sua prima biografia non autorizzata. Autore: Leopoldo Parente. Avvocato praticante di 32 anni, ceppalonese doc, ed ex giovane della dc beneventana. Un «traditore», per la famiglia Mastella. Non solo in virtù del lontano grado di parentela che avrebbe con loro. Ma anche perché, come dicono molti nel paese natale del Guardasigilli, Ceppaloni, «Parente è uno del paese... Questo sgarbo proprio non lo doveva fare. E poi a Clemente, che è pure il nostro sindaco». Il libro - che ha un titolo che è tutto un programma: «Clemente Mastella visto da vicino» - è stato pubblicato a spese proprie dalle Arti grafiche Meridionali di Ceppaloni un anno fa. Ed è stato distribuito direttamente da Leopoldo Parente oppure venduto nelle edicole. «Cento copie solo a Ceppaloni», racconta orgoglioso l’autore. Mille in tutto il territorio campano.
Poche, forse. Ma sono state sufficienti a far infuriare tutta la famiglia Mastella, far scattare la querela e la richiesta di risarcimento danni per un milione di euro. Danni morali, secondo quanto scrive l’avvocato di famiglia: «Il trauma subito dagli stessi, finora mai lambiti da contingenze analoghe, è rovinoso».
Già, perché quelle cento pagine non raccontano solo gossip sul neoministro. No, si parla di tutti i Mastella: della moglie Sandra Lonardo, presidente del consiglio regionale della Campania, e dei suoi tre figli: Pellegrino, Elio e Sasha (adottata qualche anno fa). E i particolari raccontati non sono certo teneri. Molti toccano direttamente i tre rampolli: tra loro, secondo Parente, ci sarebbe più di un dissapore. In particolare Pellegrino ed Elio avrebbero digerito male l’arrivo della sorellina, con la quale i rapporti sarebbero burrascosi. Gelosie, piccole scaramucce, dispetti. «Fango», tuona il Guardasigilli. Che spiega: «Quel libro? L’ho letto, l’ho letto. L’ha scritto Leopoldo Parente, che tra l’altro...è pure mezzo parente nostro. Ma è una roba indegna. Che purtroppo non prende di mira solo me». E però...«E però ho parlato coi ragazzi e con mia moglie. Avevamo querelato tutti insieme, ma abbiamo deciso di ritirala. Solo perché adesso che sono ministro non vorrei dare l’impressione di abusare del mio ruolo. Se vincessi direbbero: vabbè, quello è ministro della Giustizia. Se perdessi, idem. Ritiriamo. Ma resta, sul piano morale, la nostra profonda indignazione per le accuse infanganti, lo ripeto, che ci ha buttato gratuitamente addosso questo signore. Sul piano personale è stata commessa un’offesa profondamente ingiusta».
Non ci sarà, a questo punto, la seduta al tribunale di Benevento prevista per venerdì prossimo. E potrà tirare un sospiro di sollievo lo scrittore. Che nei giorni scorsi aveva espresso la sua preoccupazione per l’esito della causa: «Adesso che è diventato ministro - aveva spiegato Parente -, chissà. Mi preoccupo un po’. In un tribunale così piccolo come quello di Benevento ci può essere un timore reverenziale verso un potente come lui. Anche se io nel libro non ho fatto altro che riportare informazioni dettagliate e documentate».
Alcuni, tra l’altro, sono episodi divertenti. Come quello (già noto, peraltro, perché raccontato da Mastella in diverse interviste), di quando l’allora 29enne aspirante deputato, di stanza alla redazione Rai di Napoli, durante le politiche riuscì a farsi eleggere deputato. Le sue parole: «Il miracolo lo realizzai così. Aspettavo che tutti i dipendenti andassero a mensa. Poi chiesi ai centralinisti di telefonare nei Comuni del mio collegio elettorale. Mi facevo introdurre come direttore della Rai e segnalavo questo nostro bravo giovane da votare: Clemente Mastella. Funzionò».