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Una poltrona per Silvio (Liotta)

Testo: 

Toh, chi si rivede

Beppe Pisanu, allora capogruppo di Forza Italia alla Camera, lo congedò con un comunicato al vetriolo: «Ci rallegriamo con Rinnovamento italiano per la nuova conquista». Era il 24 gennaio del 1997, e Silvio Liotta, ex pupillo di Mario D'Acquisto, il pezzo da novanta della Dc siciliana di Salvo Lima, aveva appena annunciato il trasloco dal partito di Silvio Berlusconi a quello di Lamberto Dini. Cioè dall'opposizione alla maggioranza. Ma ben presto si pentì. Il 9 ottobre del 1998 fece mancare a Romano Prodi il voto decisivo, provocando la caduta del suo governo. Liotta venne contestualmente espulso dal suo nuovo partito, ma Berlusconi lo consolò con una telefonata affettuosa: «Sei stato più bravo del Polo». Da bravo figliol prodigo Liotta tornò quindi nel centrodestra. Non a Forza Italia: al Ccd di Pierferdinando Casini, che nel 2001 lo compensò candidandolo alla Camera nel collegio blindato di Partinico per un'ultima anonima legislatura.
Ma poteva ora uno come Liotta Silvio restare senza poltrona? Poteva, nonostante i quasi 71 anni, nonostante una lauta pensione (15 milioni di lire nel 1994) della Regione Siciliana, e nonostante il profumato vitalizio parlamentare che lo attende? Evidentemente no. Poche settimane prima delle elezioni, il Tesoro lo ha perciò nominato consigliere di amministrazione dell'Acquirente unico, una delle tre società pubbliche (le altre sono il Grtn e la Borsa elettrica) create per sostenere la liberalizzazione del mercato elettrico. E che proprio per questo, fra tutte le imprese di Stato, dovrebbero essere quelle che necessitano dei più alti profili tecnici.
Non deve pensarla proprio così, tuttavia, l'azionista. Diversamente non avrebbe imbottito i consigli di quelle tre società di politici del centrodestra più o meno rimasti senza poltrona. Al Grtn, l'ex sindaco di Anzio Stefano Bertollini. All'Acquirente unico, oltre a Liotta, l'ex sindaco di Civitavecchia Alessio de Sio e il responsabile degli enti locali lombardi della Lega Nord, Raffaele Volpi. Alla Borsa elettrica, il coordinatore di Forza Italia a Reggio Calabria, Antonino Foti. Si dirà che i consiglieri non hanno deleghe gestionali. Ma allora a maggior ragione si pone una domanda: perché il contribuente deve pagargli gettoni, indennità e rimborsi spese?
di SERGIO RIZZO

Data: 
Lunedì, 10 April, 2006
Autore: 
Fonte: 
CORRIERECONOMIA
Stampa e regime: 
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