DIBATTITO
Così si spiega anche il flop della Rosa nel pugno. Le aree più industrializzate hanno preferito votare Berlusconi
di GIANFRANCO LEONARDUZZI
Chi scrive è un radicale-salmone, quelli che stanno a destra per capirci, tuttora componente del Comitato nazionale radicali italiani e che non crede che il patrimonio di Pannella venga allocato nel centro-sinistra. Fra noi radicali si è sviluppato recentemente un vivace dibattito sul dopo-elezioni e sulle caratteristiche del voto. In particolare, vi è stato chi cercava ragioni per il flop dei radicali al Nord, sul perché tutto il Settentrione, a parte la Liguria, sia tornato sotto le bandiere della Casa delle libertà. In realtà sono almeno 15 anni che la sinistra non è in grado di comprendere le caratteristiche di questo territorio. Prima, si occupava solo di due grandi questioni, quella vaticana e quella meridionale. Non occorre scomodare la scienza dei flussi per comprendere l’esito del voto, basta leggersi i dati. E i radicali al Nord hanno votato il centro-destra, così come i socialisti di Boselli la Rosa pugnata. Solo la baldanzosa sociologia dell’intellighenzia bolognese poteva non capire che la domanda di modernizzazione degli elettori italiani, che appartiene alle zone più industrializzate, è stata rivolta a Berlusconi, non a Prodi. Detto questo, risulta evidente che la Rosa pugnata attrae un elettorato più identificabile con chi accarezza il concetto di protezione, cioè più welfare e meno flessibilità, non quello liberista di competitività e concorrenza. Del resto, chi avrebbe votato per coloro che accusavano Marco Biagi di aver bruciato un’intera generazione, di aver prodotto macelleria sociale, aver destrutturato il diritto al lavoro; chi avrebbe votato per chi si rifiutava di accettare la riforma delle contrattazioni sindacali, della stipula di contratti aziendali.
La speranza di raccogliere il voto di qualche deluso del centro-destra si è poi dissolta sotto i riflettori dell’ospitale Ballarò, in cui la Bonino non è riuscita a sottrarsi all’irresistibile fenomeno dello psicodramma collettivo che la campagna elettorale ha costruito: l’antiberlusconismo, cioè il Berlusconi che impersonava il concentrato più esecrabile dei vizi che vengono imputati al capitalismo. Questo il radicale lo ha capito benissimo perciò ha votato il Radicale caimano, il radicale snobbato dai salotti buoni, reo di avere sfasciato il giocattolo di Luca nel giorno dello sciopero scientifico dei giornalisti della carta stampata, il caimano leader di una formazione antisistema che ha raccolto la gente, i milioni di piccoli e medi imprenditori, di professionisti e di borghesi, la Rosa pugnata invece raccoglieva il voto dei nostalgici dell’uguaglianza salariale, della tutela del potere d’acquisto, della redistribuzione della ricchezza prodotta nel paese e della scuola pubblica. Ai socialisti sfugge che nel nostro paese le più grandi battaglie per la libertà si sono combattute intorno a questioni di tassazione.
Tant’è che un importante studioso come Dahrendorf ha scritto: «La diseguaglianza porta colore e varietà in una società. È un indice di vivacità, flessibilità e spirito di innovazione di un paese. Ma se desideriamo la libertà, allora le diseguaglianze sociali ed economiche sono un prezzo legittimo e necessario che dobbiamo pagare per raggiungerla». Sono almeno dieci anni che sui giornali si sente parlare di fine del Nord-Est. Da quando è stato elevato dalle samarcande santoriane e lerneriane a territorio di sfruttamento e schiavitù, eppure, in barba a questi simpaticoni teorici dell’antropologia elettorale, le realtà produttive continuano a produrre utili, coinvolgono anche il Nord-Ovest! Riescono ancora a essere competitive sul mercato, esportano all’estero nonostante il petrolio e la svalutazione del dollaro.
Non sapranno spiegare cos’è il cuneo fiscale, ma sanno benissimo cos’è la banda larga, il wi-fi, l’I-pod, come si vive a New York, Pechino, New Delhi, quali sono le università che offrono le migliori forme di interazione col mondo del lavoro. Le imprese sono a conduzione familiare dove i dipendenti fanno il tifo per la propria azienda, stracciano le informative del ministero delle politiche sociali, non chiedono riconversioni del rapporto di lavoro. Il livello di sindacalizzazione è basso e non si ha paura di perdere il posto di lavoro, tra dipendente e impresa c’è un legame sociale molto profondo. Queste sono le diverse antropologie che hanno favorito la distinzione dei modi di intendere la società. I Radicali di Pannella-Bonino cinque anni fa presero quasi 900 mila voti, stavolta i socialisti ne hanno presi quasi un milione, mancavano quelli dei radicali, appunto.
Commenti
Ma non si era dimesso?
Ma non si era dimesso dal comitato nazionale dei radicali?...e poi..in tutta sincerità...se deve spiegare i fallimenti elettorali dovrebbe pure dare una bella occhiata allo 0,3 dei salmoni sulle elezioni politiche...per non parlare delle provinciali. Comunque, se è contento lui di stare dalla parte di chi si dichiara "paladino dei valori cattolici" come ha fatto il Cavaliere, liberissimo di farlo.
Un saluto e a presto
Marco Vittorio
I 900mila voti
Fatemi capire, non mi ci raccapezzo più: secondo Gianfranco i 900 mila voti presi dai radicali nel 2001 dove sarebbero andati a finire? Forse ai Riformatori liberali che hanno preso in tutta Italia 7.000 voti? O sono andati a Forza Italia, che nel 2001 prese 11 milioni di voti e ora ha preso "solo" 9 milioni di voti, quindi ben 2 milioni di voti in meno?
E' un'analisi che, in tutta onestà, non mi sembra stare molto in piedi...anzi!
Credo invece molto più semplicemente che una parte, minoritaria, di radicali e un'altra parte di socialisti hanno scelto, legittimamente e per ragioni varie, di non votare Rosa nel Pugno, ma che in compenso a questo nuovo soggetto si sono avvicinate nuove persone, che in passato non erano né militanti radicali né tesserati socialisti.
Certo, tutti speravamo di ottenere di più del 2,6%...ma come nuova formazione politica si tratta pur sempre di 1 milioni di voti ottenuti e di 18 deputati della Rosa nel Pugno alla Camera. Da qui bisognerà ripartire...
Almeno tre cose da ricordare al buon Gileo
Innanzitutto prendo atto che il Messaggero Veneto ha ripreso "a dare fiato" al salmone di Udine, dopo che ne avrebbe stoppato i comunicati dissonanti dalla linea strassoldiana durante la compagne elettorale per le provinciali.
Il pensiero che ci sottopone è quello sì intriso di anti-rosapugnismo a priori, nonché di palesi inesattezze ad esso funzionali. La questione "vaticana" questione della sinistra da almeno 15 anni? Ma non scherziamo. Forse era una questione di Leonarduzzi, sul cui tema ha scritto negli ultimi anni innumerevoli lettere agli organi di stampa locali (fino a 2 giorni prima di chiudere le liste ... con i Riformatori Liberali).
Certo si può sempre cambiare idea, ma senza forti motivazioni e ragionamenti i lettori sono portati a pensare che si tratti di un fenomeno di "voltagabbanismo".
Sull'analisi dei voti, mi pare che gli sia già stato risposto con i numeri alla mano. Aggiungo che il Gileo nella sua elucubrazione non considera che un 10% di voti al Nord è appannaggio della Lega e non mi soffermo, vista l'ovvietà, sul tipo di elettorato che essa rappresenta: sicuramente "piuttosto" conservatore, che sicuramente non è affine nè alle proposte della RnP, nè (credo, ma potrei essere smentito) a quelle di Leonarduzzi.
Ingenerosa, oltre che falsata, è anche la rappresentazione data della Bonino alla puntata di Ballarò. Dove la Bonino ha rinfacciato all'ex-premier le cose non fatte (è questo antiberlusconismo?) e solo quando il berlusca ha cercato di metterla sul personale, Emma gli ha risposto per le rime, passando dalla difesa all'attacco. Lo chiamerei un caso di anti-boninismo piuttosto.
Piuttosto appunto, ci spieghi il Leonarduzzi la prospettiva politica dei riformatori Liberali, che hanno prontamento aggiunto la dicitura di "Radicali per le Libertà", giochetto che probabilmente ha consentito loro di incrementare di qualche decimale il risultato elettorale, ma dimenticandosi di illustrare a quali libertà si riferissero. Io immagino che gli eletti, in Forza Italia, diventeranno , se non lo sono già, gli ennesimi Vito, Calderisi, Taradash,...