NEL DIBATTITO RADICALE INTERVIENE “UN NON RADICALE“
Al direttore - Sia consentito di intervenire anche a un non radicale.
Ho detto tante volte in campagna elettorale che l’attenzione particolare che coglievamo attorno alla Rosa nel pugno derivava dal fatto che eravamo percepiti non come la classica bicicletta elettorale,bensì come un potenziale nuovo soggetto politico. Aggiungevo anche che chi come me non veniva né dalla componente socialista
né da quella radicale, se la Rosa nel pugno si fosse ridotta a una bicicletta con le due ruote pronte a separarsi dopo il voto, si sarebbe trovato politicamente a terra, anche se seduto su un vellutato scranno parlamentare.
Non credo però che andrà a finire così.
E’ vero che il risultato della Rosa nel pugno è stato al di sotto delle aspettative. Credo che i radicali abbiano pagato un prezzo alto fra il loro elettorato degli ultimi anni.
Un elettorato tradizionalmente borderline fra il centrodestra e il centrosinistra, ma con nette opzioni modernizzanti nei cui confronti il programma dell’Unione non brillava certamente per appeal. Dall’altro lato una parte dell’elettorato socialista più tradizionale non è riuscito a superare quella sorta di idiosincrasia storica che divide gran parte della sinistra dai radicali, marchiati con lo stereotipo di fondamentalisti del mercato. A complicare il rapporto con questa parte dell’elettorato ha giocato anche il fatto che nella campagna elettorale è stato quasi inevitabile che la Rosa nel pugno mettesse l’accento sui temi più distintivi della laicità e dei diritti civili. Erano i temi più elaborati, già pronti nel cassetto degli attrezzi, mentre gli altri temi di Fiuggi erano ancora poco più di slogan.
La contemporanea perdita di voti verso destra e verso sinistra ha finito per oscurare un nuovo flusso di voti che sicuramente c’è stato da parte di soggetti terzi. Parlo dei giovani elettori, e di elettori di provenienza diessina e di altre parti della sinistra. Si tratta di un dato che ora va riscoperto e valorizzato,perché ci può far capire le vere potenzialità della Rosa nel pugno. C’è infatti attorno a noi un interesse che ricorda per certi aspetti quello che si determinò attorno ai Democratici dell’Asinello prima della normalizzazione neodemocristiana della Margherita.
Tuttavia un partito liberalsocialista moderno non si improvvisa. Il contesto culturale e sociale si è fatto più difficile e complesso di quello di qualche anno fa. La temperie culturale è cambiata. Non basterà più qualche spruzzatina di liberismo di scuola americana sul tradizionale bagaglio della sinistra.
Qualcosa del genere è già stato tentato, anche da molti esponenti ds. Ma il risultato è apparso precario e poco convincente.
Nel frattempo i fatti si sono incaricati di dimostrarci che non è più così vero, come ai tempi della Thatcher e di Reagan, che la soluzione liberista è la risposta più valida, per quanto crudele, ai problemi, dello sviluppo mondiale e del ristagno dell’Europa.
Anche il quadro sociale del paese è cambiato.
Il popolo delle partite Iva che portò Berlusconi al successo nel 2001 non è più quello pimpante e ottimista di allora. Oggi domina il pessimismo, la delusione e la chiusura in se stessi. A sinistra le difficoltà economiche spingono a cercare la risposta in soluzioni tradizionali, di per sé incapaci di futuro.
Il compito delle forze riformiste è diventato più difficile. Tocca alla Rosa nel pugno sostenerlo con una forte iniezione di innovazione e di cultura liberale. Noi siamo nelle condizioni di farlo più e meglio delle altre forze riformiste del centrosinistra, proprio nel momento in cui i due principali partiti (Ds e Margherita) sembrano avviati alla costruzione tutta politicista e diplomatica del Partito democratico, guardandosi bene da aprire il confronto sui temi laici e liberali che noi abbiamo proposto.
A noi sta a cuore una grande sinistra maggioritaria,non oligarchica, non succube nei confronti della Conferenza episcopale italiana e non tributaria verso riti statalisti e assistenzialisti vecchia maniera. Questi sono i picchetti essenziali all’interno dei quali costruire la Rosa nel pugno, con una grande raccolta di intelligenze, di esperienze, di competenze tecniche e di passioni civili e politiche.
Dobbiamo essere capaci di fare tutto ciò lavorando su un doppio piano, quello “micro“ della Rosa nel pugno e quello “macro“ del centrosinistra, senza perdere di vista i liberali che stanno ancora nel polo.
Lanfranco Turci
(parlamentare e da ieri membro della segreteria della Rosa nel pugno)