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Gli anticlericali che non lo bocciarono «Un bilancio? Ancora troppo presto»

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ROMA - Non è la sinistra, ma quella parte della sinistra che si distingue spesso e volentieri per battaglie e accenti anticlericali. E che quando deve avanzare critiche alla Chiesa lo fa senza peli sulla lingua. Eppure un anno fa, di fronte all’elezione di Ratzinger, non a tutti fra loro scattò, come ci si poteva aspettare, la molla della contrapposizione. Tanto per fare un esempio, l’editorialista di Liberazione , Rina Gagliardi, pronunciò pochi giorni dopo la «fumata bianca» nella Cappella Sistina le seguenti parole: «Non si può giudicare un Papa per quello che è stato da cardinale. Aspettiamo di vedere cosa farà. Anche perché Ratzinger è una figura più complessa di ciò che appare». E un anno dopo? Giudizio ancora sospeso: «Quando si trattano certe cose occorre essere prudenti. A sentire ciò che ha detto sullo Stato palestinese potrebbe sembrare di sinistra, ma per quello che ha detto sulla famiglia appare invece di destra. Il problema è che la Chiesa da sempre ha un suo metro di giudizio, diverso da quello dei politici. E bisogna stare attenti a non incollare etichette senza senso: così facendo si rischia di interpretare il recente discorso sulla concordia come un appoggio al governo di larghe intese». E allora? «Credo che Benedetto XVI, di fronte all’esecutivo di centrosinistra che sta per partire, non farà muro. Certo, la Chiesa favorirà i cattolici che vi militano ma, più in generale, prima di pronunciarsi, vedrà come agisce il governo».
Un altro che certamente non ha mai avuto problemi a criticare è il filosofo Gianni Vattimo. Ma anche lui nell’aprile del 2005 diede credito a Papa Ratzinger: «Apprezzai la scelta di eleggere un teologo che avrebbe potuto elaborare discorsi complessi. Su ciò che ha detto e fatto finora posso solo dire alcune impressioni. Ad esempio che le prescrizioni severe nei confronti della famiglia non sembrano tanto seguìte dai fedeli. Per ora non si sono viste grandi novità. Ma forse un anno è ancora troppo poco per giudicare».
Enrico Boselli, che allora era soltanto segretario dello Sdi (non esistendo ancora la Rosa nel Pugno), affermò: «L’elezione di Ratzinger non è una vittoria della destra». Oggi, a distanza di anno, non se la sente di dare un giudizio complessivo: «Finora non ho visto cambiamenti nella Chiesa. E neanche discorsi che potessero preannunciare particolari aperture. Staremo a vedere». Il radicale Daniele Capezzone, che adesso è suo compagno di partito, è gentile nella forma, ma dopo un anno continua a marcare la sua distanza: «A Ratzinger si deve riconoscere una cosa: la chiarezza e la coerenza. Non muta di una virgola: il suo nemico era e resta il relativismo. Come se la Chiesa fosse assediata dalla società. Su questo non posso essere certamente d’accordo. Ma vedo che altri politici del centrosinistra, forse troppi, gli danno credito in modo acritico. Fanno male a mio giudizio».
Valentino Parlato fa un discorso severo e al tempo stesso «azzardato» sul primo anno di Benedetto XVI. Perché sposta il dibattito proprio sul piano che è più congeniale a Joseph Ratzinger, cioè quello della teologia. All’ex direttore del manifesto non è infatti piaciuta la lettura della figura di Giuda che si è fatta negli ultimi giorni: «Non si può liquidare così semplicemente, come è accaduto, la storia di uno che pur sempre è stato un discepolo di Gesù. Non si può ridurre il discorso ai famosi trenta denari. Sono convinto che alcuni teologi mi darebbero ragione...».

di Roberto Zuccolini

Data: 
Mercoledì, 19 April, 2006
Autore: 
Fonte: 
IL CORRIERE DELLA SERA
Stampa e regime: 
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