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«Professioni, no alla Consulta»

Testo: 

Prime reazioni al piano proposto da Venier Romano per gli ordini
Anche i radicali critici sull'organismo allo studio della giunta regionale.
Santarossa: così non viene garantito chi inizia, ma solo chi è già avviato

UDINE. «La proposta dell'assessore regionale al Lavoro, Giorgio Venier Romano, concordata con i rappresentanti degli ordini e dei collegi professionali, che prevede l'istituzione di una Consulta come organo di riferimento e mira di istituzionalizzare forme di concertazione con gli ordini, i collegi e le associazioni professionali, rappresenta un grave attacco alla liberalizzazione del mondo del lavoro nella nostra Regione.
L'attacco alla giunta regionale è del referente dei redicali, Stefano Santarossa, che aggiunge : «Non è un caso - dice - che Romeo La Pietra, presidente del Cup-Federprofessionisti del Friuli-Venezia Giulia, abbia plaudito alla proposta di Venier».
«Attualmente - prosegue l'eponente dei radicali - ben 36 ordini vigilano e controllano in Italia il mondo delle libere professioni. Non garantiscono il cittadino, fissano tariffe che vengono imposte solo ai soggetti più deboli o ai soggetti il più delle volte pubblici, che non hanno interesse che si crei una libera concorrenza tra i professionisti (vedi affidamenti incarichi dei lavori pubblici)».
Secondo Santarossa, questa strutturazione degli ordini professionali, «non tutela i professionisti che entrano nel mondo del lavoro - prosegue - migliaia di neodiplomati e neolaureati che sono costretti a lavorare gratuitamente o con un rimborso spese, pure in nero, per poter accedere all'esame di abilitazione gestito dagli ordini».
I meccanismi corporativi, voluti dagli ordini professionali, continua Santarossa, proteggono i professionisti già inseriti nel mondo del lavoro dalla concorrenza e garantiscono loro confortevoli posizioni di rendita: «Sui giovani praticanti in attes a dell'accesso - aggiunge - all'Ordine, si scaricano invece molte delle inefficienze di un sistema rigido e burocratico. Oggi tali istituzioni, foraggiate dai 500 miliardi di tributi obbligatori che gli iscritti devono versare annualmente per poter lavorare, partecipano alle varie riunioni concertative con i rappresentanti dei vari partiti politici e sindacali, creando un freno ad ogni ammodernamento del settore terziario.
Mentre all'estero gli studi legali, le società di ingegneria, contano centinaia di dipendenti, in Italia ed in Regione si difende l'orticello con studi professionali medio-piccoli non in grado di competere con le realtà europee».
L'attività dell'assessore e del centro-destra, secondo l'esponente radicale, è tesa a rafforzare il potere corporativo degli ordini professionali ed è in controtendenza rispetto alle esigenze di liberalizzare il mercato del lavoro: «Vanno cancellate conclude Santarossa - rigidità e resistenze corporative anche nell'accesso a questa part e del mondo del lavoro, partendo dall'abolizione dell'obbligo di iscrizione ad un ordine professionale per esercitare una libera professione, dal superamento delle tariffe obbligatorie per legge (minime e massime) e dall'eliminazione dei vincoli all'esercizio professionale in forma societaria».

Data: 
Martedì, 26 November, 2002
Autore: 
Fonte: 
MESSAGGERO VENETO - Economia
Stampa e regime: 
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