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Parma, fondi musicali in crescendo. Verdi? No, Lunardi.

Testo: 

Venti milioni di euro in tre anni. A scapito del resto d'Italia. E gli esclusi gridano allo scandalo.
La replica del ministro: «La città è stata scelta perché culla del patrimonio artistico italiano. Un tributo a Toscanini, non a me»

Finora, del progetto si conoscevano soprattutto i sostenitori. A iniziare dal presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, dall'Aga Khan e dal maestro Riccardo Muti. Meno nota, invece, era l'entità dei finanziamenti pubblici liberati dalla voglia del ministro Pietro Lunardi di dar lustro alla tradizione e al futuro musicale della natia Parma. Non i finanziamenti canonici previsti dal Fondo unico per lo spettacolo (Fus), su cui è ormai difficile intervenire visti i cospicui tagli delle ultime finanziarie. No, la ventina di milioni che secondo quanto risulta a Corriere Economia, tra il 2004 e il 2006, Lunardi ha fatto arrivare alle istituzioni musicali e concer-tistiche parmensi, a scapito del resto d'Italia, hanno un' origine diversa. Arrivano da Arcus, società pubblica che coniuga infrastrutture e cultura ed è finanziata con una cifra equivalente al 3% degli investimenti in grandi opere infrastrutturali, denari poi utilizzati per interventi su beni archeologici e paesaggistici, arte, cultura e spettacoli. Sono stati attivati finanziamenti per 57,37 milioni nel 2004, per 60,31 milioni nel 2005 e si ipotizzano 80,16 milioni per il 2006. Però a decidere cosa e quanto finanziare non è Arcus, ma Lunardi e il suo collega dei Beni Culturali, Rocco Buttiglione. Ecco dunque che, nonostante fonti interne definiscano il processo «ragionevolmente trasparente», pesa il potere discrezionale dei due ministri, che decretano il dettaglio dei progetti e l'importo destinato ad ognuno. In teoria i compiti sono ben divisi: le Infrastrutture decidono gli interventi relativi a beni archeologici mentre i Beni Culturali hanno mano libera su spettacolo e attività culturali. Con una bizzarra eccezione: Lunardi ha voce in capitolo sui progetti musicali. Perché? Unica, e ufficiosa, motivazione: il ministro è nato a Parma, patria di Verdi e Toscanini. Tanto basta perché il resto d'Italia, inclusa Milano che pur qualcosa conta nel mondo musicale, debba accontentarsi. Nel 2004 a Milano è arrivato un milione all'Orchestra Verdi (suggestione del nome?), poi poco altro di rilevante. A Parma, in tre anni, ecco 9,9 milioni per la neonata Fondazione Parma Capitale della Musica; 3 milioni alla Fondazione Toscanini e 5 milioni all'emanazione Filarmonica Toscanini; all'Orchestra Cherubini, altra costola della Toscanini, va un milione. Infine, nel 2005 mezzo milione è andato al Teatro Regio. Una pioggia di denaro che nel deserto dei finanziamenti pubblici ha fatto scattare la rivolta di associazioni ed enti di promozione, che parlano di «scandalo». E insinuano che i fondi di Arcus sarebbero impiegati per ingaggiare artisti dai nomi altisonanti, i cui costi né il Teatro Regio né la Toscanini potrebbero permettersi. Che, insomma, Parma stia spendendo alla grande denaro procurato da un ministro amico mentre gli altri si cuciono le toppe sulle giacche. Intanto al Regio c'è l'ex sovrintendente della Scala, Mauro Meli. Nel comitato d'onore di Parma Capitale della Musica, oltre a Lunardi, Buttiglione e all'Aga Khan, ci sono altri due transfughi scaligeri: Muti e Confalonieri, che della Filarmonica della Scala era presidente. Così in novembre il concerto (al Regio) per l'insediamento dello stesso comitato è stato affidato dall'Orchestra Cherubini diretta da Muti e trasmesso da Rete 4, la cui programmazione, un tempo dedicata alla Filarmonica della Scala, ha ora un baricentro più emiliano. Inevitabile che tutto ciò finisse in politica, «E' scandaloso destinare una quota tanto alta di fondi a una sola città», ha attaccato Francesco Rutelli nonostante la Fondazione Toscanini sia controllata della Regione, in mano al centrosinistra. «E' pretestuoso — ribatte il sindaco (di centrodestra) Elvio Ubaldi, presidente del Regio e di "Parma Capitale" —. La Toscanini è un'istituzione regionale che qui ha solo la sede legale: gli unici soldi per Parma sono quelli per il progetto "Parma Capitale della Musica", che nasce con l'assegnazione a Parma dell'Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare e vuole mettere in grado la città di produrre un'offerta culturale e musicale adeguata al nuovo ruolo internazionale. E il Regio è tra i teatri meglio gestiti in Italia».
Nel 2005, due terzi dei fondi di Parma Capitale sono finiti al Regio, ma tra gli obiettivi c'è il decollo del Verdi Festival. «Stiamo cercando di usare Verdi per far crescere la città — spiega il sovrintendente Meli —. Come Salisburgo con Mozart e Bayreuth con Wagner. Fare concorrenza a Milano? Non scherziamo, il Regio ha un bilancio di 15,8 milioni, la Scala è la più grande istituzione musicale al mondo». Intanto, senza chiamarla concorrenza, in autunno andrà in scena un Don Giovanni diretto da Muti quasi in contemporanea col Don Giovanni che la Scala ha affidato al giovane Gustavo Dudamel.
«Parma è una città difficile», è la risposta standard alla domanda sul perché in campo musicale Comune, Provincia e Regione non colla-borino. Un problema che Lunardi ha superato con spirito bipartisan, procurando una decina di milioni all'iniziativa promossa dal sindaco-amico Ubaldi, e poco meno a quelle della Toscanini.
E il ministro-benefattore che dice? «Parma è stata scelta perché è la patria di Verdi e Toscanini e culla del patrimonio artistico e musicale italiano. Sostenere "Parma Capitale della Musica" è un tributo a loro, non al ministro Lunardi. Inoltre con l'Authority per la sicurezza alimentare Parma è a tutti gli effetti una città internazionale», nota Lunardi, che, secondo alcuni, conclusa l'esperienza governativa, potrebbe prepararsi a un futuro da sindaco della città.

di GIOVANNI PACI

Data: 
Lunedì, 27 February, 2006
Autore: 
Fonte: 
CORRIERECONOMIA
Stampa e regime: 
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