Il caso della diciottenne fa discutere
I Radicali invocano il Tar del Lazio
Pordenone
«Il rifiuto, da parte di due medici e di una specialista d'ostetricia del Santa Maria degli Angeli di prescrivere a una diciottenne la pillola del giorno dopo, è un fatto gravissimo: un'illecita interruzione di pubblico servizio». Chi parla è il radicale Stefano Santarossa, che poi affonda: «La pillola del giorno non è abortiva. Agisce prima che s'instauri una gravidanza, non la interrompe qualora sussista e non ha alcun effetto sul feto. Anche una sentenza del Tar del Lazio ha chiarito che l'obiezione di coscienza sulla pillola è chiaramente una violazione della legge».
«Ora - puntualizza il radicale - si tratta di verificare se da parte della direzione ospedaliera vi siano state disposizioni rivolte ai medici di non prescriverla. Ciò che sorprende è che ancor oggi tale farmaco, che ha effetti collaterali pari a quelli di un'aspirina, debba essere prescritto da un medico e non possa essere disponibile liberamente in farmacia, come accade in Francia, Belgio o Gran Bretagna. Infatti l'efficacia contraccettiva dipende dalla tempestività dell'intervento ed è maggiore se la prima compressa è assunta entro 12 ore dal rapporto sessuale non protetto, riducendosi nel tempo fino a 72. Vendere liberamente la pillola del giorno dopo - conclude Santarossa -, come accade per la ben più pericolosa aspirina, eviterebbe anche un grave dilemma di coscienza a tanti medici sedicenti obiettori».