De Bortoli: da 3 anni e mezzo non c’è democrazia, meglio l’alleanza tra socialisti e Dc
LA POLEMICA
Se ne va da solo, senza bisogno di essere accompagnato alla porta, ma il congedo con i suoi ex compagni di partito è amaro. Walter De Bortoli, candidato sindaco dei centristi, presenterà domani le dimissioni da Forza Italia, di cui è stato capogruppo in Comune, anticipando, in questo modo, il provvedimento di espulsione avanzato nei suoi confronti.
De Bortoli, un addio tra le polemiche il suo. Lascia prima di essere cacciato?
«Non voglio distrarre le attenzioni dei dirigenti di Forza Italia dalle loro problematiche interne, per cui lunedì presenterò la lettera di dimissioni. Noto con soddisfazione che i capi di Forza Italia si sono fatti vivi per informare gli iscritti di presunti provvedimenti nei miei confronti. Quegli stessi tesserati che attendono da tre anni e mezzo un congresso democratico, libero e aperto che di volta in volta viene rinviato prolungando il commissariamento».
Cosa imputa al suo ex partito?
«Aver perso importanti sindaci, come quello di Casarsa, Claudio Colussi, i due consiglieri regionali Maurizio Salvador e Giorgio Venier Romano e tre membri su cinque del gruppo consiliare a Pordenone. Solo nei comuni dove perde il partito rimane unito; appena c’è un barlume di vittoria Forza Italia si divide in mille pezzi, come nel caso di Cordenons».
Gli inviti che lei ha fatto a Franco Giannelli affinché abbandoni Forza Italia non sono stati accolti: perché?
«Visto che da un anno Giannelli e Pedicini non si parlano, li invito a farlo in campagna elettorale, tenuto conto che Giannelli sarà il capolista che appoggia Pedicini. Non so con che faccia nei confronti degli elettori. Ormai il partito è nelle mani di un ristretto numero di dirigenti, che pensa solo alla carriera personale: uno deve andare in Parlamento, l’altro in Regione e così via».
Non salva proprio nessuno?
«Solo Elio De Anna, che non a caso ha dovuto subire angherie e ricatti politici in Provincia fino a quando ha nominato Pedicini assessore».
Nella sua nuova collocazione politica, si sente l’erede del pentapartito?
«Con la mia candidatura si realizza l’unità socialista, tra Nuovo Psi e Sdi, e quella democristiana, con Popolari Udeur e le varie espressioni della Dc. Un movimento di centro che non litiga sui capilista, ma si concentra sul futuro della città, prendendo già degli impegni. Penso al potenziamento degli asili nido, all’esenzione Ici per le coppie, anche di fatto, che sottoscrivono un mutuo per l’acquisto della prima casa, e alla salvaguardia dell’ospedale di Pordenone». (ste.pol.)