ROSA NEL PUGNO / Capezzone agli alleati dello Sdi: facciamo una pubblicità comparativa
ROMA - Nell’attesa che Prodi spalanchi le porte dell’Unione, socialisti e radicali si danno un gran da fare per impedire che la Rosa nel pugno sfiorisca. Lunedì si riunirà la direzione e, visto che il tempo stringe, Daniele Capezzone presenterà agli alleati due-tre idee per rafforzare presenza e immagine del nuovo soggetto politico. La prima gliel’ha suggerita il suo amico sondaggista Luigi Crespi e prende spunto dalla pubblicità comparativa: «Facciamo un bel manifesto con la faccia della Santanché vicina a quella della Bonino, con sotto la scritta "una è in Parlamento, l’altra no. Vota la Rosa"». La seconda idea, invece, riguarda la presenza della Rosa sul territorio e gliel’ha ispirata Mitterrand: «Sostituiamo le tradizionali sezioni di partito con dei club, una formula più dinamica e leggera oltreché meno costosa». Sul fronte dei contenuti, poi, tre devono essere le priorità: droga («non si può finire in galera per sei spinelli»), "agenda Giavazzi" sulle riforme («superare gli ordini professionali, abolire il valore legale dei titoli di studio e liberare l’Italia da corporazioni e oligopoli») e, soprattutto, «niente Pacs indietro».
Su questo tema i Radicali non sono disposti a fare sconti all’Unione perché, dice Capezzone, «troppi hanno in mente la strategia del carciofo e vogliono spolpare i Pacs. E se Rutelli avrà una posizione più arretrata del cardinal Pompedda, non dovremo obbligare tutta la coalizione a retrocedere fino a quel punto». Parole che rischiano di congelare i già freddi rapporti col centrosinistra e subito arriva il secco "no" dell’Udeur, che accusa Pannella e compagni di voler «imporre arrogantemente il programma». «Prodi e gli azionisti di maggioranza nel migliore dei casi ci ignorano, nel peggiore ci sabotano» si lamenta Capezzone, che comunque non intende arrendersi: «Come pensa Prodi di gestire cinque anni di governo senza il contributo della Rosa nel pugno? In politica estera, ad esempio, non credo farebbe molta strada seguendo la linea di Bertinotti che va in Cina a elogiare la libertà religiosa».
Livia Michilli