La pratica è bloccata alla Corte di Giustizia europea per il ricorso presentato dall'Associazione dei Costruttori contro la gara d'appalto. E c'è anche una indagine della procura
Ballaman: «Non siamo in grado di sapere quando si sbloccherà la situazione»
Sembrava tutto fatto. La volontà di realizzarlo, la disponibilità economica, la gara d'asta con la formula del "leasing" chiavi in mano, la spinta dei parlamentari eletti in provincia e persino il cambio di sito in corso d'opera attuato dal Comune. Invece il nuovo carcere di Pordenone è finito nelle sabbie mobili. Di più. Allo stato dell'arte nessuno è in grado di affermare con certezza quali potranno essere i tempi affinchè la pratica possa riprendere l'abbrivio. Siamo andati persino oltre il fatto che i tempi si allungano: ora si può semplicemente dire che sono "infiniti". Morale della favola il "Castello" resta l'unica struttura obsoleta e inadeguata che dovrà ospitare chissà ancora per quanto i detenuti stipati in celle anguste e in abbondante soprannumero.
Ma cosa è successo? Il tortuoso percorso si può riassumere in tre passaggi: l'Ance, l'Associazione dei costruttori ha presentato ricorso alla Corte di Giustizia Europea, oltre che al tribunale civile di Roma, contro la procedura di realizzazione scelta dal Ministero. Oltre a questo c'è ancora in piedi l'indagine aperta dalla procura di Roma che ha coinvolto un ex collaboratore del Guardasigilli. Come se tutto questo non bastasse i lavori, nonostante sia stata aperta l'unica offerta arrivata, non sono mai stati assegnati.
«Con certezza - spiega il Questore della Camera Edouard Ballaman che ha seguito sin dall'inizio la vicenda - posso solo dire che resta la volontà di realizzare la nuova struttura a Pordenone, così come a Varese. Nel frattempo il ministro Castelli ha dato il via libera ad altri quattro carceri». E Pordenone? «La Corte di giustizia europea - va avanti il deputato - dovrà decidere sul ricorso presentato dall'Ance. Nel frattempo, però, i funzionari che dovrebbero mandare avanti la pratica preferiscono non fare altri atti operativi in quanto, nel caso di sentenza avversa, potrebbero pure rispondere in proprio. Difficile, quindi, poter parlare di tempi. Onestamente non è facile capire quanto ci vorrà. L'unico aspetto positivo è che i tempi della Corte europea sono decisamente brevi».
Anche in Comune non sanno più nulla. Dopo l'ultima visita al sito della Comina che si era concretizzata mesi fa, con il Municipio del capoluogo nessuno si è più fatto vivo. «Non sappiamo nulla da parecchio tempo - spiegano - e questo non è certo un buon segno. È evidente che deve essere successo qualcosa che ha bloccato tutto». E così è ferma anche la strada che dovrebbe restituire alla città il "Castello". Il nuovo carcere rischia di diventare la più grande incompiuta della storia della Destra Tagliamento: se ne parla dal 1981. Già, solo se ne parla.
ldf