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«Amnistia, Silvio e Romano s’incontrino»

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Il leader radicale in visita al carcere di Regina Coeli: possono affrontare una delle più grosse questioni sociali della Repubblica

L’appello di Pannella ai leader dei poli. Camere aperte nelle Feste: via alla raccolta di firme

ROMA - I passanti scivolano svelti lungo via della Lungara, le mani piene di pacchetti, le facce arrossate dalla tramontana. Al portone del carcere di Regina Coeli dedicano solo uno sguardo distratto. E notano appena un omone dai capelli bianchi che si accende un toscano. È Marco Pannella, reduce da una visita ai detenuti del vecchio carcere romano. «Ci vado tutti gli anni, da tanto tempo... Ho trovato tanti extracomunitari, ma pure gente nata qui intorno, a vicolo del Cinque magari. Oramai mi conoscono bene. Del resto, come dicevano Voltaire e Dostoevskij, per conoscere la realtà di un Paese bisogna conoscere le sue galere».

IL SOGNO - Indomabile sognatore, il leader radicale consegna ai cronisti che lo attendono il suo sogno di Natale: che Prodi e Berlusconi s’incontrino e trovino un accordo per un’amnistia. Ma non un’amnistia qualunque: Pannella immagina «la più grande amnistia della storia della Repubblica», un provvedimento che «alleggerisca del 30 per cento i 9 milioni di processi pendenti e del 30 per cento le carceri». L’unico modo, secondo lui, per affrontare «una delle più grosse questioni sociali che la Repubblica italiana conosca dalla sua nascita».
Lo aveva già detto qualche giorno fa nel presentare la Marcia di Natale, lo ha ripetuto ancora ieri mattina, per ribadirlo al calar della sera e ripeterlo di nuovo poco dopo dai microfoni di Radio Radicale. Forse perché ha annusato l’aria, e ha sentito che qualcosa si sta muovendo: Prodi e Berlusconi non s’incontreranno, quasi certamente per Natale non ci sarà un’amnistia, né grande né piccola. Ma già fare in modo che il Parlamento rimanga aperto anche durante le feste, e discuta della cosa, già questo può essere considerato un successo politico. E sulla convocazione straordinaria delle Camere in effetti le cose si stanno muovendo. Roberto Giachetti, deputato della Margherita, annuncia di voler iniziare oggi la raccolta delle 200 firme necessarie per la riapertura, e ci sono già molte adesioni all’idea. D’accordo è Maura Cossutta dei Comunisti italiani: «Casini ha insistito perché facessimo l’indagine conoscitiva sull’aborto anche lavorando nei giorni di Natale. E io penso che se dobbiamo aprire la Camera, occorre tenerla aperta per risolvere le vere urgenze del Paese, non per discutere della 194». E d’accordo si dice anche Fulvia Bandoli, deputata ds: «C’è bisogno di non mollare la presa, perché rischiamo ancora una volta che non se ne faccia nulla, e proprio non possiamo permettercelo».

IL SILENZIO - Il problema sono i leader dei partiti, specie quelli dell’opposizione, che finora hanno risposto agli inviti di Pannella con un silenzio assordante. Giachetti vuole iniziare a chiedere le firme proprio a loro, mentre Maura Cossutta parla senza mezzi termini di opportunismo. «Forse c’è un problema di falsa coscienza - dice - di tattica, di opportunismo politico. Credo che in modo molto chiaro ognuno di noi dovrebbe assumersi delle responsabilità: ogni parlamentare dovrebbe farlo, indipendentemente da quel che decidono i gruppi dirigenti e i partiti». Un’opinione simile a quella della Bandoli, secondo la quale «manca una presa di responsabilità dei gruppi dirigenti nazionali». Si lascia, dice la deputata diessina, «che siano i singoli a decidere, ma mi pare che questa sia una cosa che va al di là dell’iniziativa dei singoli».

Giuliano Gallo

Data: 
Lunedì, 19 December, 2005
Autore: 
Fonte: 
Il Corriere della Sera
Stampa e regime: 
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